MOTIVAZIONE

Il 31 ottobre del 2014 termina, per problemi di costi, dopo un anno di intensa attività, l’operazione nazionale “Mare Nostrum”, che, per molti, è stata sinonimo, di vita e di civiltà. L’Europa subentra con un deciso compromesso al ribasso chiamato “Triton”. Con la nuova operazione, infatti, sono presenti in mare, contemporaneamente, molte meno navi che, inoltre, pattugliano aree che non oltrepassano le 30 miglia dalle coste italiane/europee. In estrema sintesi, si rinuncia, programmaticamente, a soccorrere le persone in quel tratto di mare in cui, le statistiche ci dicono che è più facile morire durante la traversata.

Ed è proprio lì, dove, infatti, si ricomincia a morire con frequenza, che si affacciano le navi delle organizzazioni non governative (O.N.G.).

Equipaggi che, all’inizio, sono guardati con ammirazione da tutti per il lavoro umanitario che svolgono, ma che, con il passare del tempo, anche grazie ad una diversa politica governativa, si vedono piovere addosso una campagna mediatica negativa senza precedenti che riesce, in breve tempo, a spaccare l’opinione pubblica. Il messaggio preminente che viene fornito è quello che le navi delle O.N.G. operano come organizzazioni criminali, in accordo con i trafficanti di uomini, per mero guadagno. La “legge della comunicazione moderna” ci dice che un messaggio, anche non vero ma ripetuto costantemente, se non viene smentito e bloccato, alla fine diviene verosimile e quindi vero. Il silenzio diventa complice e dunque colpevole. Ed è per questo che Elena Stancanelli non ci sta; non ci sta come giornalista, proiettata alla ricerca della verità ma, soprattutto, non ci sta come essere umano che ha a cuore la vita delle persone, chiunque esse siano, e che, invece, viene spesso sopraffatta anche in quella tragedia che si consuma quotidianamente nelle acque del Mediterraneo. Ed è per questo che imbarca sulle navi delle O.N.G.: è lì che vuole comprendere i fatti attraverso una esperienza personale. Un imbarco che l’Autrice non vive con serenità e, più volte, si mette in discussione, convinta di essere fuori luogo: “una barca non è un posto dove ci si possa nascondere perché è piccola e ognuno dovrebbe servire a qualcosa. A che servo io?” Ed invece Elena non è fuori luogo perché di questa sua esperienza ci lascia una eredità struggente: “Venne alla spiaggia un assassino”, un libro che scuote profondamente il lettore e lo pone inesorabilmente davanti alla propria coscienza. Come quando, in contrapposizione ad una propaganda governativa che sostiene che i porti della Libia sono sicuri per i migranti, Elena ci racconta che in quei “porti sicuri”, gli uomini vengono torturati e le donne stuprate più e più volte.

“Venne alla spiaggia un assassino” è un diario di bordo, una testimonianza che condanna quel genere umano che non aiuta chi è nato nel posto sbagliato. E le O.N.G., ci spiega l’Autrice, danno fastidio perché “mostrano i Corpi, come quello di Allan, il bambino trovato morto sulla spiaggia di Bodrum.” Se si vuol far credere l’inesistenza di una tragedia, certamente va screditato chi, al contrario, la fa vedere. Se è vero che sono molti gli spunti di riflessione che il libro offre, è anche vero che la lettura rimane sempre piacevolmente scorrevole. Pertanto complimenti ad Elena Stancanelli per questo lavoro “sudato” in giorni d’imbarco, non certo agevoli, su barche dove gli spazi sono esigui e la privacy è solo un concetto astratto. Concludo citando un pensiero di Elena che mi ha particolarmente toccato e che, a mio modesto avviso, ciascuno di noi dovrebbe assumere come regola di vita adeguandola ai propri contesti: “Gli uomini e le donne che salvano gli altri sono più belli, e anche più felici. Di me, ma anche di quasi tutte le persone che conosco”.   

 Pensiamoci.

Roberto Camerini


BIOGRAFIA AUTRICE

Elena Stancanelli (Firenze, 1965) ha scritto romanzi e racconti, tra questi Benzina (1998; Premio Giuseppe Berto), Firenze da piccola (2006), A immaginare una vita ce ne vuole un’altra (2007), Mamma o non Mamma (2009, con carola Susani) e Un uomo giusto (2011). Presso La nave di Teseo ha pubblicato La femmina nuda (2016, finalista al premio Strega). Collabora con “La Repubblica”.