I vincitori della 11° edizione del Premio Marincovich 2020

1° classificato

La saga famigliare raccontata da Stefania Auci nel suo ultimo romanzo “I leoni di Sicilia” apparentemente si presenta al lettore come la storia di una famiglia, i Florio, e di una città, Palermo, in un’epoca che va dall’inizio dell’ottocento fino allo sbarco di Garibaldi in Sicilia.

In realtà è molto di più, l’intreccio delle vicende storiche con la vita privata dei Florio fornisce un affresco straordinario a cui non manca assolutamente nulla: catapultarsi tra i vicoli di una Palermo ottocentesca pulsante di vita è una esperienza appassionante, un inno alle tradizioni impossibile da dimenticare. Tutto nasce dal fatto che i fratelli Paolo e Ignazio Florio in seguito ad un terremoto che nel 1799 aveva colpito Bagnara Calabra, decidono di trasferirsi con tutta la famiglia a Palermo, città che in seguito all’arrivo dei Borbone sta diventando una piazza ricca e piena di opportunità. I Florio comperano un “fondaco”, cioè un magazzino in cui possono conservare le merci che acquistano per poterle rivendere in Sicilia. Il fondaco si trasforma in un emporio di spezie e grazie a una vena imprenditoriale straordinaria e a una forte ambizione, diventano “I leoni di Sicilia”.

Ma Palermo continua a considerarli “stranieri”, non riconoscono il loro riscatto sociale e non vogliono ammettere la loro lungimiranza, che è andata molto oltre un’economia basata sul latifondo. Quindi la loro vita sentimentale è difficile, con episodi tragici e magistralmente raccontati. Si arriva alla fine del libro con la sensazione di aver scoperto un mondo, che solo una siciliana profondamente legata alla sua terra poteva regalarci con tanta maestria.

Elisabetta Strickland

2° classificato

Andrea, fotografo in piena crisi di mezza età, deluso da sé stesso e scettico sul resto del mondo, Marina, la sorella, preda di ossessioni maniacali con cui scarica sugli altri le proprie ansie irrisolte, e l’anziano padre, Libero di nome e di fatto, gravemente ammalato ma ben deciso a non arrendersi alla morte, la cui problematica assistenza i fratello e sorella si rimpallano l’un l’altra senza alcuna comunanza di intenti: questa l’improbabile famiglia che Marone ritrae con sottile ironia e con una buona dose di tenerezza, seguendone le vicende, ora comiche ora drammatiche, in un movimentato week-end fra Napoli e l’isola di Procida. Il tutto appare quanto di più lontano da quella perfezione a cui rimanda il titolo del libro. Eppure, quasi sorprendentemente, le scombinate vicende di questi personaggi all’apparenza così male assortiti sfociano in un momento di grazia che lascia spazio alla speranza, perfino alla possibilità di una redenzione: non per il momento in sé, che è passeggero, ma perché ci aiuta a capire che questa vita, l’unica che abbiamo, è, malgrado tutto, ciò di cui possiamo disporre di più vicino alla perfezione.

Marone ci ha regalato un libro divertente, scritto con uno stile brillante, e al tempo stesso profondo, mai banale, con personaggi che a modo loro si interrogano e ci interrogano sul senso della vita e sugli imprevedibili legami che ci uniscono agli altri.

Il mare non è protagonista del libro ma ne è lo sfondo: è nei paesaggi di Procida, in cui si svolge la trama, nei ricordi di Libero, ex-capitano di marina, nella nostalgia di Andrea, che l’ha lasciato da bambino, ed è soprattutto nella figura di Ondina, la donna che al mare è sempre stata fedele e che nella vicenda, forse proprio per questo, ha un ruolo quasi salvifico.

Paolo Lodigiani

3° classificato

Un’isola, il mare, antichi vascelli, una storia avvincente che ci porta per mare e dentro noi stessi, ci fa cavalcare le onde e ricercare nei nostri recessi più profondi qual è la nostra onda. Questi sono gli ingredienti che Luca Esposito ha utilizzato con consumato mestiere per costruire Controcorrente, un bel romanzo d’avventura ambientato su un’isola piena di fascino dove una donna in carriera trova il suo amore e si imbatte in una sensazionale scoperta archeologica. Da qui, tra azioni di spionaggio ed intrighi internazionali, nasce il giallo.  E la storia ti appassiona e ti prende, i colpi di scena si susseguono, tenendoti incollato fino alla fine. Il tutto in un ambiente naturale e storico pieno di fascino decritto con leggerezza. Tanto da sembrare il libro di uno scrittore navigato e non alla sua prima esperienza.

E poi, alla fine della lettura, sulla pelle resta il sale del mare nel quale ci siamo tuffati insieme ai personaggi del libro che, con i loro occhi, ci hanno fatto vedere gli splendidi fondali delle isole Pontine, con le loro sensazioni ci hanno fatto rivivere la magia di un’immersione subacquea.  Tanto da farci dire: “quando non ci si può tuffare letteralmente nel Mediterraneo ci si può sempre tuffare nella lettura di questo libro!”

Andrea Mancini

SEZIONE LIBRI – CULTURA DEL MARE – SAGGISTICA

1° classificato

Alessandro Marzo Magno per me non è stata una sorpresa, lo conoscevo già e lo avevo apprezzato per due splendidi testi dedicati alla storia della editoria a Venezia (L’alba dei Libri) ed alla “finanza” (L’invenzione dei soldi).

La Splendida Venezia copre un arco di storia di dieci intensi anni (con qualche divagazione), sono il passaggio da potenza militare – la Venezia del “ferro” – alla Venezia dell’”oro” ovvero quella del mito, la fucina dell’arte in tutte le sue declinazioni, pittura, architettura, musica.

Il libro è un caleidoscopio di notizie, informazioni, curiosità. Piccola storia locale che si incrocia con la grande Storia europea. Tutto nell’arco di quei dieci anni che cambiarono Venezia. I soli titoli dei dodici capitoli sono già da soli un richiamo: i.e. “La rivoluzione dei libri” e “La guerra delle spezie”, “Le rotte dei mercanti e le rotte dell’arte”, “L’acqua deviata”

Le note bibliografiche a fine libro, ben 21 pagine, fitte di richiami ed informazioni sono di stimolo per il lettore ad approfondire la conoscenza di una città che tutti amiamo e di una storia che spesso però in molti non conosciamo nei dettagli.

Da menzionare inoltre le ben 22 immagini che integrano il testo sempre piacevolmente scorrevole e avvincente.

Un grazie ad Alessandro Marzo Magno per la sua capacità di guidarci ad occhi aperti nella sua Venezia, ancora davvero splendida anche se non più “dominante”.

Sergio Abrami YD

2° classificato

Isolitudini di Massimo Onofri è un bell’atlante letterario, poetico e confidenziale, da leggere tutto d’un fiato oppure a tratti, secondo l’ispirazione del momento.

Un’opera colta e lieve allo stesso tempo, dove si spazia fra i luoghi e i racconti degli autori, attraverso ricordi e sorprese, mentre le isole di questo atlante, così come i personaggi che le hanno descritte, si disvelano sotto luci diverse e acquistano una nuova sorprendente identità.

E appena abbandoni con un po’ di rammarico un mare, un narratore, già sogni la prossima meta.

Come dice infatti l’amato Saramago, citato più volte da Onofri: “Dev’esserci un’isola più a sud, una corda più tesa e più vibrante, un altro mare che nuota in altro blu.”

Insomma, un libro che fa partire per un viaggio immaginario che si vorrebbe non finisse mai.

Perché l’isola? Perché è il punto dove io mi isolo, dove sono solo: è un punto separato dal resto del mondo, non perché lo sia in realtà, ma perché nel mio stato d’animo posso separarmene.
(Giuseppe Ungaretti)

Isolitudini è un regesto di nomi, luoghi, fatti e gesta sorretto da un’erudizione infinita, senza essere per questo mai pedante. È una sorta di atlante onirico che si può anche consultare a seconda delle preferenze, climi caldi, passioni spente e passioni fredde, deliri alcolici e paradisi artificiali. Per quanto Onofri affetti lo spleen demaistriano del viaggio attorno alla propria stanza, si capisce benissimo che molta della letteratura da lui raccontata è anche fatta di paesaggi da lui visti, il meglio di quella narrativa di viaggio che negli anni fra le due guerre mondiali si rivelò in Italia come un genere, i Comisso e i Cecchi, i Praz e i Savinio, la prosa d’arte che nel tempo si sarebbe imposta da noi come l’unico romanzo possibile a fronte dell’impasse creativo di quello tradizionale, divenuto ormai ora coma profondo, ora ernia ombelicale, ora diarrea sempre più liquida. Onofri c’insegna che navigare necesse est, l’unico modo perché sia necesse anche vivere.

Isolitudini è un bell’atlante letterario, poetico e confidenziale, da leggere tutto d’un fiato oppure a tratti secondo l’ispirazione del momento.

Un’opera colta e però lieve che ci conduce a luoghi e autori che evocano ricordi o riservano sorprese, mentre le isole di questo atlante, così come i personaggi che le hanno vissute o descritte, si disvelano sotto luci diverse e acquistano una nuova sorprendente identità.

E appena abbandoni con un po’ di rammarico un mare, un narratore, già sogni la prossima meta.

Come dice infatti l’amato Saramago, più volte citato da Onofri: Dev’esserci un’isola più a sud, una corda più tesa e più vibrante, un altro mare che nuota in altro blu, un’altra intonazione più cantante.

Insomma, preparatevi a partire per un viaggio immaginario che si vorrebbe non finisse mai.

Marco Melloni

3° classificato

Il 31 ottobre del 2014 termina, per problemi di costi, dopo un anno di intensa attività, l’operazione nazionale “Mare Nostrum”, che, per molti, è stata sinonimo, di vita e di civiltà. L’Europa subentra con un deciso compromesso al ribasso chiamato “Triton”. Con la nuova operazione, infatti, sono presenti in mare, contemporaneamente, molte meno navi che, inoltre, pattugliano aree che non oltrepassano le 30 miglia dalle coste italiane/europee. In estrema sintesi, si rinuncia, programmaticamente, a soccorrere le persone in quel tratto di mare in cui, le statistiche ci dicono che è più facile morire durante la traversata.

Ed è proprio lì, dove, infatti, si ricomincia a morire con frequenza, che si affacciano le navi delle organizzazioni non governative (O.N.G.).

Equipaggi che, all’inizio, sono guardati con ammirazione da tutti per il lavoro umanitario che svolgono, ma che, con il passare del tempo, anche grazie ad una diversa politica governativa, si vedono piovere addosso una campagna mediatica negativa senza precedenti che riesce, in breve tempo, a spaccare l’opinione pubblica. Il messaggio preminente che viene fornito è quello che le navi delle O.N.G. operano come organizzazioni criminali, in accordo con i trafficanti di uomini, per mero guadagno. La “legge della comunicazione moderna” ci dice che un messaggio, anche non vero ma ripetuto costantemente, se non viene smentito e bloccato, alla fine diviene verosimile e quindi vero. Il silenzio diventa complice e dunque colpevole. Ed è per questo che Elena Stancanelli non ci sta; non ci sta come giornalista, proiettata alla ricerca della verità ma, soprattutto, non ci sta come essere umano che ha a cuore la vita delle persone, chiunque esse siano, e che, invece, viene spesso sopraffatta anche in quella tragedia che si consuma quotidianamente nelle acque del Mediterraneo. Ed è per questo che imbarca sulle navi delle O.N.G.: è lì che vuole comprendere i fatti attraverso una esperienza personale. Un imbarco che l’Autrice non vive con serenità e, più volte, si mette in discussione, convinta di essere fuori luogo: “una barca non è un posto dove ci si possa nascondere perché è piccola e ognuno dovrebbe servire a qualcosa. A che servo io?” Ed invece Elena non è fuori luogo perché di questa sua esperienza ci lascia una eredità struggente: “Venne alla spiaggia un assassino”, un libro che scuote profondamente il lettore e lo pone inesorabilmente davanti alla propria coscienza. Come quando, in contrapposizione ad una propaganda governativa che sostiene che i porti della Libia sono sicuri per i migranti, Elena ci racconta che in quei “porti sicuri”, gli uomini vengono torturati e le donne stuprate più e più volte.

“Venne alla spiaggia un assassino” è un diario di bordo, una testimonianza che condanna quel genere umano che non aiuta chi è nato nel posto sbagliato. E le O.N.G., ci spiega l’Autrice, danno fastidio perché “mostrano i Corpi, come quello di Allan, il bambino trovato morto sulla spiaggia di Bodrum.” Se si vuol far credere l’inesistenza di una tragedia, certamente va screditato chi, al contrario, la fa vedere. Se è vero che sono molti gli spunti di riflessione che il libro offre, è anche vero che la lettura rimane sempre piacevolmente scorrevole. Pertanto complimenti ad Elena Stancanelli per questo lavoro “sudato” in giorni d’imbarco, non certo agevoli, su barche dove gli spazi sono esigui e la privacy è solo un concetto astratto. Concludo citando un pensiero di Elena che mi ha particolarmente toccato e che, a mio modesto avviso, ciascuno di noi dovrebbe assumere come regola di vita adeguandola ai propri contesti: “Gli uomini e le donne che salvano gli altri sono più belli, e anche più felici. Di me, ma anche di quasi tutte le persone che conosco”.

Pensiamoci.

Roberto Camerini

SEZIONE LIBRI JUNIOR

1° classificato

“Pianeta mare” viene definito in copertina dagli autori, Mojetta e Lavagno, “atlante per bambini” e come annunciato contiene “mappe e video per scoprire gli oceani”. L’opera è monumentale anche nella forma: si tratta di un cartonato di grandi dimensioni. Un libro ben strutturato, di chiara consultazione, ricco di tavole esplicative e disegni della mano di Sacco e Vallarino. Ogni mappa riprodotta nel libro rimanda a un link di YouTube e a un video collegato per logica e contenuto. Grande il merito degli autori e dell’editore svizzero (Nuinui che in polinesiano significa “isola isola”) nel produrre un magnifico sussidio che, detto per inciso, ha un prezzo di copertina incredibilmente accessibile soprattutto se paragonato all’imponenza del volume. Certamente “Pianeta mare” ha il merito di avvicinare i più giovani al mare, alle sue meraviglie e ai suoi misteri suscitando curiosità e amore per il sesto continente e le sue creature.

Massimo Gregori

SEZIONE ARTICOLI – CULTURA DEL MARE

1° classificato – L’ECONOMIA DEL MERLUZZO -Giovanni Panella Rivista Lega Navale, Aprile 2019

L’autore analizza storicamente il mondo della pesca del merluzzo nelle diverse zone del Nord.

L’articolo inizia dal 1431, quando una cocca veneziana partita da Candia (Creta) per le Fiandre fa naufragio e finisce su una delle Lofoten. Tra i sopravvissuti c’è Pietro Querini, erede di una nobile famiglia veneziana che – al ritorno – racconta in una dettagliata relazione la vita sulle isole, la pesca e la lavorazione del merluzzo. Che in parte viene seccato facendone stoccafisso e in parte salato e trasformato in baccalà. La lavorazione in diverse fasi per la trasformazione dei grandi pesci in stocco continua da febbraio a maggio quando soffia un vento ideale, freddo e asciutto. Figura mitica è il vraker, che con un colpo d’occhio seleziona i merluzzi dividendoli in dieci categorie, dopo averne valutate grandezza e qualità. Già nel ‘500 la pesca al merluzzo attira le flotte europee verso i Grandi Banchi (Terranova). Ai tempi e per secoli la pesca è naturalmente regolata dagli uomini per conservare un ecosistema, che poi si rivelerà fragile.

Panella racconta lo sviluppo della pesca e della sua industria in Islanda, che riusce a regolamentare le zone di pesca esclusiva, riservate agli islandesi, contro l’invadenza dei pescherecci britannici. Un caso da manuale di disastro ecologico è invece quello dei Banchi di Terranova, dove a inizio Novecento si pesca usando schooner e piccoli dory, su cui 1 o 2 uomini pescano a mano col bolentino. Quando arrivano le navi a motore, le reti a strascico portano a uno sfruttamento eccessivo tanto che nel 1992 ci si rende conto che la popolazione dei merluzzi è diminuita del 98,9%. La pesca viene allora vietata con la perdita di 45.000 posti di lavoro. Lo sviluppo della pesca del merluzzo ha molto contribuito all’evoluzione e alla storia della navigazione a vela. Si va da barche per pescare lunghe una dozzina di metri, non pontate e simili a quelle dei Vichinghi, allo jackt, utilizzato per trasportare il pescato dalle Lofoten alla Norvegia. Ed è proprio con una di queste imbarcazioni che Amundsen è impegnato dal 1903 nel passaggio a Nord-Ovest. A fine ‘800, per proteggere le flottiglie dei pescherecci, nasce una speciale imbarcazione, il Colin Archer, ketch di 27 ton con poppa a canoa, dal nome del’architetto navale autodidatta che aveva vinto il concorso per la progettazione di un’imbarcazione veloce ma capace di resistere alle violente tempeste del Nord Atlantico. Ed è proprio la necessità di portare il pescato fino ai mercati del New England, che porta allo sviluppo dello schooner, un veliero con notevoli doti di velocità e capace di risalire il vento.

L’epica vicenda della pesca tradizionale al merluzzo si conclude attorno alla metà del ‘900 ma sopravvive in alcuni dei velieri storici, tra cui il nostro “Palinuro”.

Ida Castiglioni

SEZIONE ARTICOLI – NAVIGAZIONE

1° classificato Morto un Papa non se ne fa un altro.Roberto Neglia Nautica north_687

Morto un Papa….. non se ne fa un altro” di Roberto Neglia su Lowell North è un articolo come se ne incontrano ormai pochi sulle riviste nautiche perché è scritto bene e racconta con ritmo e in modo approfondito e piacevole la vita di un uomo eccezionale che ha rivoluzionato il mondo delle velerie.

Ricco di aneddoti curiosi ed interessanti, Neglia ci fa conoscere l’uomo dalle intuizioni geniali, dotato di grandi capacità tecniche, sottolineando attraverso lo scorrere degli anni la sua ecletticità e fantasia.

Un uomo capace di coinvolgere, grazie alla sua visione, i migliori campioni super titolati, trasformandoli in velisti/velai, dando vita a quella multinazionale che ancora oggi con il suo nome è leader assoluta nel mondo delle grandi regate, sinonimo di tecnologia e innovazione.

Paolo Martinoni

1° PREMIO SPECIALE

Una certosina ricognizione in prestigiosi archivi storici – Lloyd’s Register, Camper & Nicholsons, Laurent Giles, Mylne Yacht Design, Beken of Cowes, fra i più importanti – e una fitta corrispondenza con esperti, storici della marineria, architetti navali, fotografi di nautica e discendenti di armatori, sono il bagaglio con cui l’autore di Scomparse e indimenticabili, Bruno Cianci, ci porta in un originale viaggio nello yachting. Il suo è un punto di osservazione inedito: le storie di 32 imbarcazioni varate tra il 1855 e il 1951 che, pur non esistendo più, rappresentano ognuna un pezzo della storia della progettazione e della navigazione a vela.

Fotografie d’epoca, disegni originali, libri di bordo, lettere private, testimonianze di navigazioni e regate, scorrono lungo le sue pagine, tasselli del mosaico che l’autore ha saputo ricostruire e raccontare per ognuna di loro. E in una piacevole miscela di belle immagini, dettagli tecnici e racconti di mare, affiora ogni volta il legame che queste barche hanno avuto con i loro armatori e armatrici e con i momenti storici, a cavallo di due guerre mondiali, che hanno fatto da sfondo alle loro navigazioni. Un legame che rende il lavoro di Cianci, oltre che inedito, prezioso.

Serena Laudisa

2° PREMIO SPECIALE

Tre volumi ricchi di notizie, di formule, di disegni e d’immagini per raccontare in modo nuovo l’evoluzione della progettazione navale. Attraverso una ricerca puntuale ed internazionale, l’autore sviluppa il tema storico e progettuale in modo inedito, integrandolo con la sua esperienza di Uomo di mare sia sui grandi velieri che sugli yacht, rendendo la lettura accessibile ad un’ampia platea di appassionati e non solo. All’11° edizione del Premio hanno partecipato i primi due volumi dell’opera. Il terzo volume è uscito l’anno successivo ed è dedicato alla “robustezza degli scafi”.

L’Ammiraglio Cristiano Bettini non è nuovo ai “premi speciali”. Già nella 8° edizione del Marincovich vinse con “Oltre il fiume Oceano”.

Patrizia Melani Marincovich

3° PREMIO SPECIALE

E’ un libro magico quello che ci propone Massimo Pappalardo, professore ordinario di elettronica, prima alla facoltà di ingegneria di Salerno poi a quella di Roma 3. La vela viene analizzata in tutti i suoi aspetti, partendo dalle navi dell’Antichità fino a quando la vela non fu superata dal vapore. Un viaggio nei secoli alla scoperta della navigazione, delle tecniche di costruzione, dell’evoluzione delle vele e delle manovre. Un racconto affascinante e ben documentato, ricco di disegni e di planimetrie. La vela nelle guerre, nel commercio per finire nello sport. Un vero libro sulla “cultura del mare”.

Patrizia Melani Marincovich

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