I vincitori della 14° edizione del Premio Marincovich

SEZIONE ARTICOLI cultura del mare

1° classificato CLAUDIO RIZZA con “Senza pietà” pubblicato su @RivistaMarittima

All’inizio del 1940 i tedeschi modificarono la modalità con cui, utilizzando Enigma, venivano criptati in codice i messaggi da trasmettere. Il sistema era stato violato nel 1933 dai matematici polacchi, che avevano poi istruito inglesi e francesi. Decifrare i messaggi nemici divenne allora una priorità e la Marina britannica ebbe un primo successo quando si imbatté in un gruppo di pescherecci olandesi, in realtà tedeschi e armati, e recuperò messaggi in chiaro e cifrati. L’intuizione del geniale Alan Touring permise ai matematici inglesi della baracca 8 di svelare pochi mesi dopo il sistema ma i tedeschi modificarono ancora una volta il modello. Il progetto prioritario dell’ammiraglio Godfrey, direttore dell’intelligence navale, fu a quel punto quello di impossessarsi di una macchina Enigma. Scelse come suo assistente Ian Fleming, giovane playboy dall’intelligenza fuori dagli schemi, che parlava perfettamente tedesco e russo. L’inventore dell’Agente 007 elaborò un piano complesso, che coinvolgeva navi e aerei. Passò quasi un anno ma nel 1941 la Royal Marine, grazie all’azione di un anfibio nelle isole Lofoten, riuscì a mettere le mani su Enigma che, assieme all’enorme calcolatore progettato da Touring, fu indispensabile agli uomini della baracca 8 per impadronirsi del sistema di criptazione.

Ida Castiglioni

 

 

SEZIONE ARTICOLI navigazione

Articoli – 1° classificato NICO CAPONETTO con “30 ore in una zattera” pubblicato su @Nautica

Questo articolo di Nino Caponetto è un buon esempio di come la stampa specializzata possa contribuire seriamente alla cultura del mare, trattando argomenti seri, dove anche il solo divulgare problematiche legate alla sicurezza in mare può già essere di aiuto al diportista. L’argomento, sopravvivenza , safety , mi è caro sotto diversi aspetti : pur essendo di estradizione velica sono da decenni il Technical & Safety Officer della UIM (la federazione internazionale della motonautica), ho progettato per una azienda italiana che produce gommoni e zattere di salvataggio autogonfiabili sia civili che militari sistemi di protezione zattera – contenitori in composito – e sistemi di apertura e non ultimo decenni fa sono stato uno dei periti di parte nella inchiesta a seguito dell’affondamento del S/Y Parsifal (2 novembre 1995) per conto della famiglia Tosato, lo skipper deceduto in mare assieme ad altri cinque componenti dell’equipaggio.

Ho letto e valutato quindi con un minimo di competenza il lungo ed esaustivo articolo di Nico Caponetto. Ho apprezzato i suoi commenti sul corretto posizionamento a bordo e la difficile movimentazione di una zattera 6 pax del peso di 53 kg (che diventano ben 63 kg nella versione guscio rigido). Nel caso del S/Y Parsifal, la zattera era sistemata sulla tuga ed è andata persa in mare quando la barca ha disalberato.

Nel test descritto nell’articolo i tre volontari hanno trascorso a bordo solo 30 ore nel golfo del Tigullio. La messa in acqua ed apertura, anche in condizioni tranquille ha evidenziato molte criticità, l’essere stati a bordo solo in tre su una zattera da sei pax ha certamente facilitato la vita a bordo limitando i disagi. Ma come avrete modo di leggere la convivenza in condizioni critiche è forse uno dei problemi maggiori.

Estote parati! Un consiglio: ben prima di occuparmi professionalmente di rescue boat, mob, liferafts, alla prima revisione della mia zattera (zattera che tenevo sotto i piedi in pozzetto pronta all’uso, ma ben riparata) ho chiesto e ottenuto di essere presente all’apertura. E’ utile…Come è certamente utile l’articolo di Caponetto che qui ringraziamo e premiamo per la sua meritevole opera di divulgazione.

Sergio Abrami YD

SEZIONE LIBRI Junior

1° classificato 

Barche a Vela di Andrea Falcon con le illustrazioni di Diletta Sartorio è un libro didattico adatto a tutti i bambini e ragazzi che vogliano scoprire il “mistero dell’andar per mare senza motore”. Dagli antichi egizi agli scafi volanti: si parte da lontano per arrivare ai nostri giorni. Dalle barche da guerra a quelle da trasporto fino alla scomparsa di quest’ultime con l’avvento prima della propulsione a vapore e poi del motore a scoppio. Da quel momento, la Vela diventa un gioco, una passione ed uno sport, in continua evoluzione.

Patrizia Melani

 

 

 

SEZIONE NARRATIVA

1° classificato – narrativa

Il mare prende oggetti dalla terra, li strappa, li trattiene con sé. Ma a volte qualcosa lo restituisce ed è sempre qualcosa un po’ diverso, qualcosa di cambiato. Perché il mare è un po’ come la nostra memoria che accoglie le nostre preoccupazioni, i nostri ricordi e ce li nasconde, li porta via. Ma, a volte, ce li ributta addosso. Ed è quello che accade a Corinne, la protagonista del romanzo “Cosa mi dice il mare”, una madre che fugge dai suoi ricordi cercando l’equilibrio nel ritmo delle lancette della sua collezione di sveglie, perché le sveglie segnano sempre il tempo che avanza, mai il passato. Corinne fugge di casa abbandonando il figlio adolescente, Roux, che per colmare la sua mancanza si rifugia nei numeri ed inizia a contare tutto quello che vede. “I numeri mettono tutto a posto, danno ordine e struttura. Fissano le cose alla realtà, restano con me per sempre,” racconta Roux.

Inizia così un percorso parallelo dei due in cui il passato della madre si intreccerà inevitabilmente con le avventure del figlio, in una trama avvincente che si snoda tra gli scogli sferzati dal vento della Bretagna. Sono i luoghi della giovinezza di Corinne, i luoghi dove è tornata per guardare in faccia i propri incubi. Ma sono anche i luoghi dove è stato mandato Roux, dai nonni materni per cambiare aria. Qui Roux, scoprirà segreti inconfessabili, incontrerà persone che lo cambieranno, si innamorerà e ritroverà il suo equilibrio.

E qui, tra tuffi vertiginosi da scogliere a picco e inquietanti scoperte in grotte sommerse, tra la durezza degli scogli e la profondità del mare, il percorso tra madre e figlio si incrocerà e si intreccerà in modo inatteso quanto naturale rivelando quanto sia importante avere il coraggio di affrontare i propri sensi di colpa e i rimorsi che ci logorano. E rialzarci per riconciliarci con la vita.

Tutto questo è “Cosa mi dice il mare”, un romanzo che emoziona caratterizzato da una narrazione avvincente e profonda in cui gli intrecci e i drammi familiari che si sviluppano all’interno sono raccontati con delicata fluidità. Un libro dove i sentimenti, le emozioni e lo stesso mare sono i veri protagonisti. Un libro di quelli che rimangono nel cuore.

Andrea Mancini

2° classificato – narrativa

Scorrendo le pagine di Le lacrime dei pesci non si vedono si sente forte l’odore del mare, ma è un mare che puzza di petrolio.

Siamo ad Augusta, negli anni del dopoguerra in cui l’industrializzazione ha colonizzato la Sicilia e il nostro Sud, e Massimiliano Scuriatti ci porta nelle pieghe di una contraddizione che da allora incombe sul destino di quelle terre e di quel mare che fino ad allora vivevano di pesca e agricoltura.

Un conflitto, che ancora oggi non trova soluzione, tra diritto al lavoro e diritto alla salute, tra un po’ più di sicurezza economica e una natura degradata per volontà o incuria.

Un conflitto, che squassa gli animi e i polmoni e porta danni irreversibili alla natura e al paesaggio, che Scuriatti racconta attraverso i ricordi di quello che al tempo era un giovane pescatore in una Sicilia che non ha mai risolto i suoi dilemmi gattopardeschi.

Ricordi che ruotano intorno alla giornata in cui viene accolto come un santo patrono l’imprenditore del nord a capo di un impianto petrolchimico, uno di quelli che nel dare lavoro e distribuire un po’ di benessere economico fanno strage di pesci e avvelenano la salute di chi respira la loro aria.

Ora che il catrame che da bambini ripulivamo dai nostri piedi al ritorno dalla spiaggia ha lasciato il posto a arcipelaghi di microplastiche che come sargassi galleggiano sugli oceani, Le lacrime dei pesci non si vedono è un libro che non dà risposte ma fa pensare, soprattutto mentre il tempo per mettere un freno al degrado del pianeta, del suo clima e dei suoi mari sta per scadere.

Serena Laudisa

3° classificato – narrativa

Lungo le coste della Scozia tempeste terribili hanno ridotto a brandelli rocce apparentemente impossibili da scalfire, eppure la collera atlantica le ha scalfite e come. Addirittura si pensa che alcuni guardiani di fari siano stati portati via dal vento. Figuriamoci con quale spirito la famiglia degli Stevenson, imparentati con Robert Louis Stevenson, il celebre autore de “L’isola del Tesoro”, si sia impegnata a costruire molti dei fari scozzesi. Il viaggio di Claudio Visentin comincia dal  faro costruito da Robert Stevenson, che sorveglia la rotta verso la capitale della Scozia, Edimburgo, al largo dell’estuario del fiume Forth, sulla infida scogliera di Bell Rock, immortalato in un celebre dipinto di Turner, fino a Kinnaird Head, poi a Start Point, costruito nelle Orcadi da Robert Stevenson all’inizio dell’800 e a North Ronaldsay, ideato da Alan Stevenson, figlio di Robert, i due fari di Fair Isle che presidiano il cruciale e trafficato passaggio tra le Orcadi e le Shetland, Sumburgh Head sulle Shetland, ancora dovuto a Robert Stevenson, e Muckle Flugga, il più estremo delle Shetland, progettato da David e Thomas Stevenson, anch’essi figli di Robert. L’autore ci porta pazientemente dentro ai fari, su per le scale a chiocciola, fino alla stanza che contiene la lanterna, dopo aver raggiunto gli edifici compiendo tragitti tortuosi per terra e per mare; leggendo, sembra di sentire l’odore di salmastro, grazie alla cura dei dettagli e la prosa elegante e suggestiva dell’autore.

Un viaggio su carta che vien subito voglia di ripetere dal vero, tanta è la magia del racconto.

Elisabetta Strickland

 

 

 

SEZIONE Saggistica

1° classificato – saggistica

“Mediterraneo” è un libro che non può lasciare indifferenti. Perché Caterina Bonvicini ha voluto andare al di là dei racconti parziali, delle polemiche ideologiche, dell’informazione costruita sempre a distanza. È salita sulle navi umanitarie delle Ong per vivere da vicino il calvario di chi scappa dalla propria terra. Poi, con il prezioso supporto delle fotografie di Valerio Nicolosi, ha raccontato la drammatica realtà dei salvataggi in mare. Sbriciolando, pagina dopo pagina, la cinica retorica costruita attorno alle migrazioni di popoli. E restituendo ai lettori la possibilità di trovare dentro sé stessi una rinnovata empatia umana.

Alessandro Mezzena Lona

 

 

 

 

 

2° classificato saggistica

“Storia del mare” ha suscitato la mia ammirazione prima ancora che ne leggessi una sola pagina, già dal titolo, per l’audacia di voler racchiudere in un solo volume la plurimillenaria storia di qualcosa di vasto e multiforme come il mare: una bella sfida per qualunque autore. A libro letto direi che Vanoli ha vinto questa sfida come meglio non si poteva. La sua storia è, oltre che di piacevolissima lettura, completa, approfondita, densa di informazioni e di spunti. Due pregi ne ho particolarmente apprezzato: il primo è che al centro del racconto è proprio il mare e non, come in tante storie marittime, le nazioni o i popoli che si affacciano sulle sponde. Il secondo è che di questo grande protagonista l’autore considera tutti, ma proprio tutti, gli aspetti. Si parla degli uomini che l’hanno navigato, delle battaglie e del sangue che vi è stato versato, dell’efferatezza dei pirati e dell’audacia degli esploratori, ma anche delle navi, dei pesci, delle onde, delle merci, delle controversie giuridiche ed economiche. Grande spazio è opportunamente riservato al ruolo che il mare ha avuto, dalle origini della civiltà fino ai giorni nostri, sull’immaginario dell’uomo, sui miti, sui sogni, sulle arti, sulle lettere.

Grazie quindi a Vanoli che consente a noi lettori di vivere, con questa lunga e bella navigazione nelle pagine del suo libro, l’eterno fascino del mare e di assaporare l’inesauribile ricchezza delle storie, delle emozioni e delle conoscenze che esso ci può dare.

Paolo Lodigiani

 

– 3° classificato – saggistica

Con il libro “Venezia una storia di mare e di terra” Alessandro Marzo Magno ci propone, con grande acume ed ammirevole ricerca storica, che nulla toglie al gusto della lettura, un magnifico viaggio nella grande storia di una città unica al mondo. Un libro scritto per il grande pubblico, che ci racconta i momenti fondativi della città, il suo apogeo ma anche il suo lento e lungo declino fino ai tempi più recenti, al Mose ed al suo inesorabile spopolamento. È la storia di Venezia, e non della Repubblica di Venezia a cui spesso siamo abituati, scritta in 20 capitoli ciascuno dei quali viene introdotto, in modo originale, dall’Autore attraverso un reportage di stampo giornalistico che descrive come sono oggi i luoghi che hanno fatto parte dello stato veneziano e racconta delle tracce ancora esistenti della sua storia. L’excursus storico, la dovizia dei particolari e l’attendibilità dei suoi approfondimenti, evidenziano l’amore, l’attenzione e la grande passione che Alessandro Marzo Magno pone verso la sua città un racconto, però, che non scivola mai nel campanilismo. Lo spirito, infatti, con cui l’Autore affronta questo viaggio vuole semplicemente indicare al lettore il valore autenticamente universale della civiltà e della cultura veneziana. E l’Autore ci riesce molto bene attraverso una scrittura piacevole e divertente che smaschera, anche sulla base di nuovi documenti, storie consolidate e leggende create ad arte quale il mito delle origini della città. Il libro è veramente scritto bene e coinvolgente e, qualora accettiate consigli, non fatelo mancare nella libreria di casa.

Roberto Camerini

 

 

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