I vincitori della 3° edizione del Premio Marincovich 2012

SEZIONE LIBRI “CULTURA DEL MARE” – SAGGISTICA

1° classificato

Ci sono nella vita reale episodi talmente drammatici che il semplice raccontarne la cruda realtà riesce a creare nel lettore quel senso di identificazione che è proprio della migliore letteratura e che spinge il lettore non solo a provare emozioni ma anche a interrogarsi su sé stesso e sul mondo che lo circonda. Il naufragio della Kater i Rades nel canale d’Otranto dopo la collisione con la Sibilla della Marina Italiana appartiene senz’altro a questa categoria e va innanzitutto reso merito a Alessandro Leogrande per averne fatto l’oggetto del suo libro.

Il merito è tanto maggiore perché si tratta di un episodio che molti, più o meno consciamente, vorrebbero rimuovere ma che proprio per questo è doveroso ricordare. Il secondo merito di Leogrande è di aver affrontato il tema con mirabile equilibrio, rifuggendo da facili pietismi, da furori ideologici, da posizioni accusatorie preconcette. Il tono del libro è quello di una partecipe oggettività, in cui si lascia più spazio alle voci dei protagonisti che a quella dell’autore. Il lato “inchiesta” del libro, gli aspetti giuridici, i depistaggi, sono ben sviluppati e interessanti ma non si ha l’impressione di una vera e propria ricerca di un colpevole, né dal punto di vista morale né da quello giuridico-penale.

Ed è giusto che sia questo il messaggio trasmesso al lettore. In fondo l’unico italiano condannato per questa immane tragedia, il comandante delle Sibilla, la corvetta italiana che ha urtato e affondato l’imbarcazione albanese carica di migranti, non è più colpevole di coloro di cui eseguiva gli ordini ed è difficile capire dove debba fermarsi questa catena di responsabilità che passa attraverso i comandi della Marina, i politici e, in ultima analisi, arriva a tutti noi. La sensazione inevitabile che si prova leggendo il libro è quella di una colpa collettiva, di una macchia di cui tutti dovremmo sentirci una parte di vergogna, tanto più che dopo la tragedia della Kater i Rades essa continua a ripetersi.

Noi italiani, ma potremmo anche dire noi europei, nel tentativo miope e probabilmente vano di difendere il nostro comodo benessere, ci siamo chiusi in noi stessi, dimentichiamo troppo facilmente che questi migranti che sembrano minacciarci sono innanzitutto esseri umani che legittimamente cercano una vita migliore e non sono molto diversi da ciò che noi eravamo poche generazioni fa. Dimentichiamo anche con troppa facilità il pesante tributo di vittime che il nostro egoismo e la loro ricerca hanno provocato nel Mediterraneo, quello stesso mare che ci appare tanto sereno e amichevole nelle nostre crociere e nel nostro divertimento. A Leogrande va il merito di avere rivolto la sua attenzione di avere richiamato la nostra sugli aspetti più inquietanti e più profondi di questo mare.

Paolo Lodigiani

2° classificato

In questo testo, unico per il suo genere, l’Autore si lancia nella promozione della cultura marinara: brevi racconti, aneddoti, curiosità su navi e sommergibili poco noti, su yacht, imbarcazioni e perfino motoscafi possono allietare il tempo libero, anche di chi non ha nessuna preparazione su questioni navali e che conosce il mare soltanto come luogo di villeggiatura.

Del resto Cernuschi è un padano, ma come molti di coloro che sono cresciuti sul bordo di grandi fiumi navigabili, dimostrano una grande sensibilità per le vie d’acqua e per gli accessi al mare sia per scopi commerciali sia militari. In altre parole l’Autore, osservando la corrente del Ticino, è diventato un esperto di Potere marittimo, senza però soffocare il lettore con date, tabelle, numeri ed analisi comparate.

Dietro i singoli capitoli che come un’antologia compongono l’opera, vi è una approfondita ricerca storica, frutto di anni di studio, di pignoleria ed attenzione per i dettagli, ma al lettore viene lasciato soltanto il piacere di sognare, grazie alla chiarezza della prosa e all’emotività che offrono i tasselli del mosaico creato ad arte dall’Autore. Senza appendici, senza lunghi incisi e rimandi a fonti di archivio, il libro potrebbe non essere considerato importante dal punto di vista accademico e storiografico.

Tuttavia, le ragioni per le quali l’Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940, gli equilibri geostrategici e geo-economici mondiali tra il 1935 ed il 1950 ed il ruolo della marina Militare nella ricostruzione della nostra Patria dopo l’8 settembre del 1943 sono enunciati in una geniale sintesi di non più di 14 pagine nel capitolo:” Non mancò la fortuna ne il valore”. Pertanto il lettore, oltre a divertirsi nella lettura di brevi e curiosi capitoli, si arricchisce culturalmente arrivando alla comprensione di concetti che richiederebbero la frequenza di corsi di storia, economia e scienze politiche, rischiando però di perdere la visione d’insieme.

La storia navale è infatti molto più complessa della storia militare tout court e richiede anch’essa un approccio “olistico”, oltre ad una profonda conoscenza dell’Uomo, o meglio del Marinaio Italiano, sempre al centro dell’intelligente antologia del “Pavese” Cernuschi.

Roberto Camerini

SEZIONE LIBRI “CULTURA DEL MARE” – NARRATIVA

1° classificato

Ernesto Ferrero – Editrice Einaudi

Ci sono alcuni semplici denominatori comuni nella vita di ognuno di noi, che costituiscono un alfabeto ancestrale, ideogrammi universalmente comprensibili che riguardano l’odorato, il tatto, il gusto e l’emozione.

Sono l’odore del nostro primo pupazzo, la superficie liscia della coperta che usavamo per addormentarci, il sapore della polvere la prima volta che siamo caduti dalla bicicletta e il tremito del primo bacio.

Ne esistono altri, più complessi e non meno comuni che riguardano il nostro rapporto col mondo esterno, l’avventura di esplorarlo, la curiosità di conoscerlo ma anche il timore a l’angoscia.

E ci sono alcuni geni positivi, come mitiche semidivinità omeriche, che ci aiutano a vincere queste paure e ad andare avanti, dunque a crescere. Se dovessi dire qual è quella che mi ha aiutato a conoscere e ad amare il mare potrei fare un solo nome: Emilio Salgari.

Una breve malattia dell’infanzia, un’edizione illustrata de ‘Il Corsaro Nero’, la pazienza della mamma ed ecco che un vecchio scatolone diventa una nave, una scopa e un asciugamano le vele, un fiasco vuoto un cannone, il mio cane un equipaggio fedele… Solo una vita rapida, dura e avara come la sua poteva lasciare ad un uomo il dono prezioso di trasmettere così tanto con le sole parole.

Una vita che Ernesto Ferrero, nel suo bellissimo e struggente libro, fissa nell’attimo e rende immortale nel tempo, permettendo ad ognuno di noi, leggendo le sue pagine, grazie al Capitano Emilio Salgari, di tornare con lui a bordo del nostro scatolone e spiegare le vele al vento. Senza aver paura che il vento le capisca o no.

Alberto Cavanna

 

2° classificato

Giovanna Caratelli – Nutrimenti editore

 

Uno sguardo da diverse angolazione porta ad esplorare e a conoscere la storia di piccolo grande successo. Giovanna Carattelli con maestria da voce a tutti i personaggi anche ai più scontati e meno ascoltati

E per una volta anche colei che è compagna d’avventura di tutti i marinai, vera interprete del mare e della voglia dell’uomo di conoscerlo, ha la sua “VOCE” .

Attraverso i suoi sentimenti tutte le sfide, le difficoltà, le diversità si completano a vicenda per formare i suoni di un unica orchestra è il risultato è una bella melodia. Nessuno resti a terra DUNQUE!

Elena Lenzi

SEZIONE LIBRI “CULTURA DEL MARE” JUNIOR

1° classificato

Giulio Stagni – Editrici Incontri Nautici/Bolina

Come si fa ad avvicinare un giovane alla vela? Proponendola attraverso le immagini. E’ così che nasce Piedemarino, una guida visuale per tutti i ragazzi che – partendo da zero – vorrebbero imparare a praticare questo sport complesso, caratterizzato dall’utilizzo di una vasta e difficile terminologia tecnica.

A lanciare la sfida per trovare un nuovo modo di comunicare la vela è stato Giulio Stagni, architetto e insegnante di disegno al Liceo Artistico di Trieste, istruttore di vela ed esperto di catamarani.

La novità di questo bel libro non sta soltanto nella scelta di anteporre la grafica al testo e il disegno alla parola, ma nel modo in cui l’andare a vela viene insegnato: mai enciclopedico e sempre legato alla pratica di questo sport. Un lavoro enorme e difficilmente imitabile quello di Giulio Stagni: dalle tavole da lui disegnate, traspare la passione per il mare e per la vela, ma anche la voglia di divulgarla, di insegnarla in modo semplice, incuriosendo e divertendo, pur mantenendo un assoluto rigore nel disegnare i particolari tecnici e nell’utilizzare la terminologia. 

Dall’anatomia dello scafo, l’autore passa a illustrare le manovre, con pagine dedicate alle andature, all’ormeggio e al cambio delle vele, che facilitano la pratica vera e propria. Nel libro, Stagni offre al lettore la possibilità di acquisire una conoscenza mai superficiale di tutte le tematiche indispensabili per poter navigare: dall’uso delle carte nautiche alla comprensione del meteo, dai nodi alla sicurezza. Piedemarino si rivela alla fine uno strumento accattivante e moderno per far capire il complesso universo della vela a chi di vuole divertirsi imparando.

Ida Castiglioni

SEZIONI ARTICOLI – CULTURA DEL MARE

1° classificato

Giovanni PANELLA per l’articolo “Incontri e scontri tra navi genovesi e statunitensi pubblicato sulla Rivista Marittima.

Giovanni Panella è ad un tempo storico di marina e scrittore di vaglia: il suo articolo è pubblicato dalla prestigiosa Rivista Marittima, organo a stampa della Marina Militare Italiana. Nel suo articolo Panella dosa cultura e affabulazione e riesce quindi a coniugare una puntuale documentazione con l’abilità di avvincere il lettore in un racconto dai risvolti umani ed avventurosi. Vi ritroviamo le imprese di Giorgio Mameli, padre di Goffredo, autore dell’inno d’Italia, la grandezza della Marina Militare Italiana, le vicissitudini dei nostri connazionali in California, il genio dell’ingegner Benedetto Brin e la nostalgia legata all’incrociatore Averoff, che molti Italiani avranno visto ormeggiato nel porto del Pireo forse senza immaginare che si tratti di una nave costruita a Livorno nel 1910. 

Massimo Gregori

2° classificata

Lucrezia DUBINI per l’articolo “Joseph Beyus apparso su Barche.

Un articolo dolce, di ricordi veri che ci presenta un grande artista nella sua essenziale semplicità durante una gita in mare, improvvisata, d’inverno, con un po’ di nebbia.

Uno spicchio di vita privata che diventa pubblico perché proprio come dice l’autrice parlando della sensazione di libertà che emanava da Beuys “ancora una volta compresi che per i grandi uomini non esiste alcuna differenza tra ciò che è pubblico e ciò che è privato”.

Paolo Martinoni

 

SEZIONE ARTICOLI – NAVIGAZIONE

1° classificato

Corradino CORBO’ per l’articolo “Errori – Orrori dell’Italia diportistica, apparso su Nautica.

Se già mi aveva colpito il titolo e la presentazione del lungo e ben documentato articolo di Corbo’, l’attacco del pezzo ha fatto scattare in me i primi buoni punti che alla fine sono diventati un consenso pieno. Rinunciare allo stile giornalistico accattivante per il lettore, per fornire invece un quadro apparentemente sinistro di quanto facilmente si possa trasformare una vacanza in un disastro, a mio parere è già il primo merito dell’autore. Se poi l’argomento è trattato con dovizia di particolari e di dati reali capaci di far riflettere anche i più improvvisati e superficiali “marinai della domenica”, possiamo dire che si tratta di un ottimo lavoro. Mi sembra che Corbo’ abbia svolto la “missione” egregiamente com’è nel suo stile, con il suo servizio pubblicato in pieno inverno quando è più facile prestare attenzione e riflettere su contenuti simili. L’ignoranza e la stupidità, indicate nella premessa come la prima origine degli incidenti in mare, sono due componenti spesso fin troppo visibili anche quando per fortuna non generano danni o peggio, e sono senza dubbio anche le prime nemiche della nautica da diporto coinvolgendo anche i più esperti e responsabili in una globale immagine negativa da parte dell’opinione pubblica meno vicina alle cose di mare. Errori-orrori in mare, purtroppo, non appartengono solo al diporto se oggi chiunque può vedere i 330 metri di una grande nave ripiegata sul terreno demaniale dell’isola del Giglio e non credo quindi ci sia altro da aggiungere.

Claudio Nobis

 

2° classificato

Fabio POZZO per l’articolo “La prima corsa sullo scafo svedese apparso su La Stampa.

Molti anni fa scrivevo sulle riviste specializzate di vela  le avventure dei 12 metri Coppa America. Forse è per questo che ho apprezzato tanto questo bellissimo articolo di Fabio Pozzo, dedicato  alle  regate preparatorie  per la Coppa America, che si sono tenute al largo di Cascais in Portogallo. Lui, scherzando nell’introduzione, dice che queste gare moderne vogliono schiacciare nel tritatutto della memoria la vela dei Flintstone. Non direi, effettivamente questo modo di gareggiare è proprio adatto all’era di Twitter, You Tube e Skype e l’esperienza di Pozzo, sdraiato a mo’ di triclinio  a bordo in zona di sicurezza,  è moderna come i nuovi modi di comunicare, ma ha degli spettatori dell’antica  magnificenza delle regate tradizionali lo stesso stupore ed incanto: scafo in carbonio per il catamarano high-tech lungo tredici metri e rotti,  che pesa solo 1400 chili; la vela centrale di plastica rigida, alta più di venti metri: sembra di vederla tesa dal vento tanto efficaci sono le sue parole. Il catamarano è Artemis Racing, a bordo c’è il team svedese del milionario scandinavo Torbjorn Tornqvist. I vecchi Coppa America  monoscafo raggiungevano al più i 12 nodi di velocità,  ma lo slogan delle World Series di Cascais era” the best sailors, the fastest boats”. La prova finisce in un lampo, tutto è filmato da  quattro telecamere a bordo da 30 mila dollari ciascuna.  Ho sentito quasi gli spruzzi di acqua salata in viso leggendo questo articolo,  i tempi sono questi,  nulla può fermare il progresso.

Elisabetta Strickland

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

Gloria Satta – catalogo dell’omonima mostra fotografica/superfici dell’acqua di mare – Edizioni Moretti

Ma come è bello il mare… Il mare con le sue sfumature dal grigio al turchese, con i suoi riflessi, con la sua tangibile profondità. Le fotografie scattate da Gloria Satta rendono giustizia a questa meraviglia che non so quanto meritiamo. La mostra fotografica è racchiusa in un  libro che fa sognare, che incanta e che ha ispirato commenti e citazioni.

Questa è la vera cultura del mare, impostata con sapienza ed ironia, in un mondo in cui di tempo per sognare ne è rimasto poco. E chi riesce a restituirci questo tempo, merita un premio.

Patrizia Melani Marincovich

 

 

 

 

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