AMEDEO FENIELLO lavora presso l’Isem-CNR di Cagliari e insegna Storia medievale all’Università degli Studi dell’Aquila. Ha svolto attività didattica e di ricerca all’EHESS di Parigi e alla Northwestern University di Evanston, Chicago. Per Laterza è autore, tra l’altro, di Sotto il segno del leone. Storia dell’Italia musulmana (2011) e Dalle lacrime di Sybille. Storia degli uomini che inventarono la banca (2013) e ha collaborato alla Storia mondiale dell’Italia(a cura di Andrea Giardina, 2017).

ALESSANDRO VANOLI, storico e scrittore, è esperto di storia mediterranea. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Andare per l’Italia araba (il Mulino 2014); Quando guidavano le stelle (il Mulino 2015); Storie di parole arabe (Ponte alle Grazie 2016); Migrazioni mediterranee (Castelvecchi 2017); L’ignoto davanti a noi (il Mulino 2017); La via della seta (con Franco Cardini, il Mulino 2017).


MOTIVAZIONE

“Storia del Mediterraneo in 20 oggetti” è un libro che già dal titolo ha suscitato il mio interesse: un libro sul mare più ricco di storia del mondo, ma che già nel riferimento ai venti oggetti prometteva un approccio poco accademico, inconsueto: non la storia dei grandi eventi, delle lotte fra nazioni o civiltà, delle vicende geopolitiche, ma una storia più familiare, concreta, legata alla quotidianità della nostra vita. Aperto il libro la lettura dell’indice mi ha ulteriormente affascinato: la pura elencazione degli oggetti non solo stuzzica la curiosità del lettore ma è già di per sé poesia e letteratura. Ricorda quelle meravigliose liste di un altro magico libro sul Mediterraneo, il “breviario” di Predrag Matvejevic. È un elenco sorprendente, con oggetti, quali il contenitore di profumi o i pupi, che mai mi sarebbero venuti in mente. Altri a cui subito avrei pensato, quali la barca, sono declinati con varianti, il barcone e il relitto, che già annunciano il carattere narrativo del libro. La lettura ha pienamente soddisfatto le aspettative: è un libro colto, rigoroso, ma anche brillante, leggero, spesso divertente. Un libro di storia e di mille storie diverse, di aneddoti, curiosità, riferimenti che si connettono a formare una rete, altro oggetto trattato dagli autori, in cui è piacevolissimo restare invischiati, scoprendo nodi e collegamenti inattesi. Ma la fase più bella della lettura è quella che inizia quando si chiude un libro e ciò che si è letto comincia a fermentare dentro di noi. In questo caso è come se il libro rimanesse sempre aperto perché l’argomento è potenzialmente infinito. Gli oggetti di cui parla sono 20 ma potrebbero essere 200 o 2000. E ci si accorge, vedendo banali oggetti a cui di solito nemmeno facciamo caso, quali una chiave, un chiodo, una sedia, che tutti hanno una lunga storia da raccontare e sono il frutto di secoli di lavoro, di scambi, di evoluzioni. Dopo aver letto il libro nessuno di essi, nemmeno il più modesto, appare più insignificante. Aggiungo, concludendo, che non ho potuto non notare una particolare sintonia fra il libro e il premio Marincovich. Il Marincovich premia gli autori non con targhe, denaro o altri riconoscimenti. Dà ai vincitori degli oggetti, oggetti che spesso non hanno valore commerciale ma sono caratterizzati dal portare in sé una storia, proprio come i venti oggetti così brillantemente raccontati da Amedeo Feniello e Alessandro Vanoli.

Paolo Lodigiani