Premiazione della 5° edizione – 16 aprile 2014
Ore 11.25
Benvenuto da parte del Comandante Valter Conte, Presidente del Circolo Ufficiali della Marina
Patrizia Melani Marincovich
E’ la 5° edizione del Premio nato per ricordare Carlo. Il 2013 è stato un anno di Coppa America, la prima Coppa America senza i racconti, le spiegazioni ed i commenti di Carlo degli ultimi 50 anni, prima su Nautica (nei numeri di settembre, ottobre e novembre 1962), poi su Forza7 ed in fine su La Repubblica. In molti hanno chiesto, nel corso dei mesi di Coppa e anche dopo: “chi sa cosa avrebbe scritto Carlo, chi sa come avrebbe descritto questi mostri del mare”. Difficile dirlo anche se lui era comunque sempre un passo avanti…
Anche nel 2013 ho girato l’Italia per cercare libri da far partecipare, ho visitato librerie, chiesto consigli, contattato editori e sottoposto la giuria a letture forzate. Grazie a tutti per la pazienza e per il tempo che avete dedicato a quest’impresa che, a quanto pare continua a crescere. Così come un grande grazie va agli Armatori, agli atleti al Circoli ed alle Associazioni che contribuiscono a rendere questo Premio diverso e speciale. Con i loro “cimeli” permettono di far rivivere la vittoria sportiva, anche nel nome di Carlo. E come previsto e voluto, c’è tanta Coppa America anche nei Premi. A 30 anni dalla prima partecipazione italiana con Azzurra, a 20 dalla scomparsa di Raul Gardini che con il suo Moro di Venezia è riuscito a portare per la prima volta la Vuitton Cup in Italia e poi Luna Rossa che di America’s Cup ne ha fatte ben 4, ha vinto una Vuitton Cup ed ha sostenuto il Premio Marincovich fin dagli albori. I loro “cimeli” sono qui proprio per ricordare le storiche imprese.
Nella 5° edizione del Premio hanno partecipato 20 libri e 13 articoli, non male per un piccolo Premio, ancora giovane e di nicchia. E ringrazio la Marina per aver “adottato” questo Premio dedicato a giornalisti, esperti e scrittori che con i loro articoli e libri ci raccontano storie di mare
11.33
A due anni dalla sua scomparsa, insieme alla giuria dedico un pensiero affettuoso ad Antonio Soccol
Amico e collega di Carlo, ideatore del Premio Marincovich.
11.35
IL PROFESSOR LUIGI PAGANETTO
MEMBRO DEL COMITATO D’ONORE
presenta la 6° edizione e descrive i premi della 5° edizione
11.40
Cominciamo dagli articoli. Sui 13 articoli presentati al Premio, i 4 premi a disposizione (vincono il primo ed il secondo articolo che ottengono il punteggio migliore nelle due sezioni – storia del mare e navigazione) vanno a giornalisti di Nautica, proprio quella rivista nata nel 1961 e che fino al 1968 ha avuto Carlo come vice direttore. Per questo vorrei accanto a me Luca Sonnino, direttore ed editore della testA.
XXXX per conto di Michele Galli, armatore del IRC 52 B2 vincitore nel 2013 della Coppa del Rey e della Rolex Middle Sea Race consegna il “guidone” di questa splendida regata d’altura a Giovanni Panella 2° classificato nella sezione “storia del mare”, con l’articolo “Il tempo dei gozzi”: un bel racconto sulla Genova che non c’è più, sulle sue rive e le sue barche di pescatori
Legge la motivazione Andrea Mancini
Una barca, una barca d’epoca, può essere vista come un antico strumento di lavoro, come oggetto di interesse storico. Ma, ad occhi attenti ed appassionati, può essere molto di più: la barca può rappresentare il legame con un mondo passato oggi scomparso e diventarne il simbolo.
E proprio occhi attenti ed appassionati hanno permesso a Giovanni Panella di salire a bordo del Gozzo Cornigiotto, descrivendo questa barca con rigore storico ed intraprendendo su di essa un viaggio nel passato per raccontare la storia e le trasformazioni di un territorio oggi scomparso, un pezzo di Genova che con le sue barche tipiche, le sue tradizioni, i suoi uomini, rappresenta un pezzo importante della storia e della marineria Genovese.
Con delicatezza ed un pizzico di nostalgia, l’autore ci fa così rivivere il tempo in cui le barche avevano veramente un’anima, l’anima degli uomini che affidavano la loro vita ad un piccolo guscio di pochi metri.
11.50
Il Dottor Raffaele Chiulli, Presidente dell’Union Internationale Motonautique consegna l’elica dell’UIM F1 con la quale Guido Cappellini ha vinto il Campionato del Mondo nel 2009 a Daniele Busetto, 1° classificato nella sezione “storia del mare” con l’articolo “Il Presidente Marinaio”. A 60 anni dalla sua scomparsa, Busetto ci racconta la passione per il mare di John Fizgerald Kennedy.
Legge la motivazione Ida Castiglione
L’articolo di Daniele Busetto è il risultato di una ricerca storica seria su un tema di largo interesse e permette di conoscere fatti di cui in Italia erano giunte notizie frammentarie e solo un paio di fotografie, sempre le stesse. Diversamente dagli Stati Uniti, dove la storia è ben nota grazie a un libro e a un film sulle gesta belliche in Marina di Kennedy.
Dallo scritto emerge la figura di un presidente che combatte in prima linea durante la 2° Guerra Mondiale, marinaio modello all’inizio e appassionato velista sempre. Un futuro presidente che diventa eroe in Marina quando il pattugliatore PT 109, di cui è comandante, viene speronato da un cacciatorpediniere giapponese nei pressi delle Isole Salomone. JFK con una determinazione e un coraggio non comuni riesce a portate in salvo tutti gli uomini dell’equipaggio: un impegno fisico che comprometterà per sempre la sua schiena.
Davvero interessante il racconto dell’esperienza velica di JFK, che da giovane regatò a lungo sulla Star Flash II vincendo regate e aggiudicandosi trofei prestigiosi. Un appassionato di mare che continuò a veleggiare anche come Presidente sul due alberi lungo 19m Manitou, un progetto di Sparkman & Stephens dotato allora dei più avanzati sistemi di comunicazione, che permettevano a JFK di rimanere sempre ‘connesso’.
Ma Kennedy veleggiò spesso quando era alla Casa Bianca anche sul Royono, lo yacht del nonno con cui risaliva il Potomac dalla Chesapeake Bay per trovare una tregua dagli affari di stato e un po’ di pace.
Tutta la vita privata di JFK rimarrà contrassegnata dalla passione per la vela, a partire dalla piccola imbarcazione di 8m, il Victura, regalo per i suoi 15 anni, su cui cercherà di insegnare la vela alla fidanzata Jacqueline Bouvier e su cui navigherà sempre.
12.00
Andrea Mura, membro dell’equipaggio de Il Moro di Venezia e Paolo Davalle, membro dell’Associazione Amici del Moro di Venezia consegna la bandiera del Moro di Venezia, messa a disposizione dall’Associazione, a Roberto Neglia 2° classificato nella sezione “navigazione” con l’articolo “AC: Show-down di Spithil-Aislie” appassionante cronaca delle imprevedibili regate di America’Cup a San Francisco con gli avveniristici e pericolosi AC72.
Legge la motivazione Claudio Nobis
Partecipare a un concorso giornalistico con un “pezzo” sulla America’s cup potrebbe essere una scelta audace e rischiosa per molti autori fra i moltissimi che ne scrivono abitualmente con passione e competenza. Non è stato così per Roberto Neglia che intorno all’edizione 2013 è riuscito a realizzare una vera e propria Tesi oltre che un servizio giornalistico. Esaustivo e al tempo stesso brillante e coinvolgente, scritto con il ritmo di una radiocronaca capace di trasmettere l’essenza, le luci e le ombre di una competizione discussa e movimenta come la Coppa 2013 anche al lettore che non aveva potuto seguire a suo tempo il complesso svolgimento delle 18 regate o di farla rivivere con piacere a chi credeva di saperne già abbastanza.
Fuori quota una citazione speciale da parte mia va anche all’ottima grafica che contribuisce a fare di questo servizio 9 pagine da conservare.
12.10
L’Ammiraglio Paolo Bembo Direttore responsabile della Rivista della lega Navale Italiana consegna il timone dello “Spiffero”, un topo degli anni ’30, imbarcazione da pesca, tipica delle valli lagunari gradesi a Corradino Corbò , 1° classificato nella sezione “navigazione” con l’articolo “Meno sogni più realtà”. Un’analisi puntuale e ben documentata sul futuro della nautica da diporto.
Legge la motivazione Sergio Abrami
Corradino Corbò, una firma che nel mondo della nautica che non ha certo bisogno di
presentazioni, tratteggia con realismo e competenza il futuro scenario della nautica che
verrà. E’ la nautica del “dopo-crisi” , un periodo che in molti si erano illusi durasse massimo
uno due anni e che invece da oltre un quinquennio marca stretto soffocando tutta
l’economia nazionale con particolare accanimento sul “nostro” settore.
Nulla sarà più come prima.
Ce ne rendiamo conto un po’ tutti: volenti o nolenti abbiamo virtuosamente cambiato molte abitudini.
Cambieranno anche le barche.
Si ritornerà a misure più facilmente gestibili e forse anche a barche concepite ed usate per lo scopo primario che deve avere una imbarcazione : navigare !
Sostenibilità economica e sostenibilità ambientale , musica per le mie orecchie.
Temendo fosse una mia personale “simpatia per l’argomento” dettata dalla mia militanza ormai storica nella nautica minore ( la cosiddetta nautica popolare ) ho provato a controllare l’andamento dei voti , dei punteggi che hanno portato il pezzo di Corbò a primeggiare in questa sezione del premio Marincovich. Ebbene il 70% dei votanti gli ha conferito un punteggio elevato.
In due giurati , con evidenti affinità elettive per la “nautica vera” gli abbiamo conferito un punteggio di 23 su 25.
Un passaggio che mi ha particolarmente divertito , parlando di barche da porto in antitesi con le barche da diporto, è : “… ben vengano quei professionisti che hanno molta più esperienza nel disegnare appartamenti e ville . Se non altro hanno il merito di introdurre concetti di spazio, luminosità di scenografia che al progettista del campo nautico potrebbero sfuggire…” Questo si chiama tirare di fioretto ….
Il quadro è completato e si conclude con riflessioni sul mutato e più maturo approccio alla nautica : “… pubblico che evidentemente è sempre meno abbacinato dallo sfarzo dei sogni irrealizzabili e dalla straripante potenza dei motori insaziabili (che spesso sotto e quindi malamente utilizzati n.d.r.) , si sta avvicinando progressivamente ad una idea di barca che sente più vicina …”.
Bravo Corbò , speriamo tutti davvero di rivivere in positivo gli anni ’70 della nautica .
12.20
Ed ora passiamo ai libri
Alessandra Sensini,membro del Comitato d’Onore, campionessa olimpica e mondiale di windsurf e responsabile tecnico della vele giovanile del CONI consegna il piatto realizzato con i resti di carbonio del “Dimore” di Giorgio Zuccoli (scomparso nel 2001), uno dei migliori velisti dell’ultima generazione che proprio con la “classe libera” Dimore stabilì nel 1993 il record delle 100 miglia del Garda in 6 ore e 5 minuti, tutt’ora imbattuto, offerto dal Circolo Velico Gargnano, organizzatore delle 100miglia del Garda. Ad Aldo Caterino 2° classificato nella sezione “cultura del mare” – saggistica con il libro Italia Navigazione un’opera completa sulle rotte dei Transatlantici. Le grandi navi che hanno fatto grande l’Italia nelle tratte transoceaniche sia per i viaggiatori di 1° classe con il lusso e il design che per quelli di 3°, gli emigranti in cerca di una vita migliore… Dal Nastro Azzurro del Rex al record del Dimore!
Legge la motivazione Claudio Nobis
<Con questo libro Aldo Caterino ha voluto rendere omaggio alla compagnia di bandiera italiana che ha contribuito a diffondere la fama del nostro Paese in tutto il mondo lasciando un’eco che non si è ancora spenta> sono le parole conclusive della biografia dell’autore scritte nel risvolto di copertina.
Confesso di non averne saputo trovare di migliori per introdurre le mie motivazioni di voto a questo libro in cui Caterino riesce a dare alla meticolosa e impeccabile documentazione di 80 anni di storia della Società Italia una forte dose di emotività che si trasmette pagina dopo pagina al lettore, credo di qualunque età. Decine di grandi navi famose e meno note, molte delle quali veri capolavori della cantieristica non solo italiana in progressiva evoluzione, diventano man mano protagoniste di altrettante storie splendide e tragiche che appassionano come un romanzo.
12.30
L’Ammiraglio Claudio Gaudiosi Sotto Capo di Stato Maggiore della Marina Militare consegna una maglia della catena della “Gorgona”, la nave in attività di scorta alle imbarcazioni a vela della Marina Militare impegnate nella regata “Coppa del Rey” (agosto 2011 – Port Mahon Isola di Minorca) a Lilla Mariotti, 1° classificata nella sezione “cultura del mare” – saggistica con il libro Tristan da Cunha, l’incredibile storia di un’isola vulcanica nell’emisfero sud dell’Oceano Atlantico e dei suoi abitanti.
Legge la motivazione Elisabetta Strckland
Perchè mai uno dovrebbe provare interesse per quello che avviene su una piccola isola brulla ed inospitale, sistemata in fondo all’Atlantico, tra l’Africa e il Sud America, vicino ai temibili quaranta ruggenti? Tristan da Cuhna, un’isola scoperta circa cinquecento anni fa, è uno degli insediamenti umani più remoti al mondo, non c’è neanche un porto dove attraccare, c’è solo un molo per le barche locali, le longboats. Eppure l’autrice del libro è riuscita a mettere insieme documenti e testimonianze che raccontano la suggestiva avventura umana dei suoi abitanti, i quali, nonostante il clima infelice, il vento continuo, il grande isolamento, hanno avuto un attaccamento alla propria isola davvero unico, che neanche un’eruzione vulcanica nel 1961 e una conseguente fuga in Gran Bretagna sono riusciti a spegnere, lì sono tornati alla fine e lì continuano a vivere. Ed incredibilmente un pezzo del nostro paese ha influito sulla storia dell’isola, quando i marinai del brigantino Italia, che nel 1892 fece naufragio sull’isola per l’autocombustione del carbon fossile che trasportava, intrecciarono le loro vite a quelle dei locali, con bellissime storie di amore e di amicizia che sono arrivate fino ad oggi con i discendenti di due naufraghi camogliesi, Andrea Repetto e Gaetano Lavarello.
Un’isola in cui tutti sanno fare tutto, in cui non si litiga ma ci si aiuta gli uni con gli altri, mentre le stagioni si susseguono scandite da nascite, matrimoni, cerimonie varie, in una fratellanza poetica che permea i giorni, i mesi e gli anni. Il lavoro di ricerca di documenti e materiale fotografico da parte dell’autrice è stato davvero encomiabile, ma colpisce soprattutto il garbo con cui è riuscita a riportare le vicende: si arriva alle ultime pagine sorpresi di non averla appresa prima la storia dell’isola Tristan da Cunha, ci sarebbe stata di esempio, al di là delle curiosità geografiche, per constatare per l’ ennesima volta l’inossidabile e rincuorante tenacia della razza umana.
12.40
Alessandro Rinaldi, responsabile del settore Vela d’altura del Circolo Canottieri Aniene di Roma e skipper, consegna il “guidone del Circolo” montato sul TP52 Aniene 1° Classe, campione Europeo ORC nel 2012 a Dario Alfonso Ricci, 2° classificato nella sezione “cultura del mare” – narrativa con il libro “La leggenda del faro” dove, partendo da un faro realmente esistito, sulla costa tirrenica, nei pressi di Piombino, l’autore racconta la difficile vita di isolamento dei “guardiani del faro” ma anche i lavori di manutenzione, le notti stellate e le tempeste invernali. Un libro a tratti duro, a tratti romantico e sempre ben documentato.
Legge la motivazione Andrea Mancini
Nell’immaginario comune il faro è quel luogo romantico e solitario custode ti tante leggende, in cui il mito si fonde con la vita reale delle persone che vi vivevano.
Dario Alfonso Ricci nelle sue pagine della “Leggenda del faro”, narrando le vicende che si snodano per oltre un secolo, dei faristi e degli altri personaggi, intorno al leggendario faro di Capo Arrocco, descrive invece una storia dei fari e dei suoi uomini fatta di episodi veri o verosimili. La dura vita del farista isolato dal mondo, i suoi sentimenti e le sue passioni, i pericoli che doveva affrontare, diventano il sentiero su cui si snoda un racconto appassionante che dipinge una storia in cui il faro e l’uomo diventano entrambi entità viventi, ora in armonia ora in conflitto tra loro. Una storia forse meno mitica ma non per questo meno appassionante!
12.50
Francesco Longanesi Cattani di Prada consegna il “terminale in carbonio del buttafuori di Luna Rossa ITA 94” a Andrea Mura
1° classificato nella sezione “cultura del mare” – narrativa con il libro “L’avventura, l’ignoto e la paura” ovvero come, per la prima volta un bravo velista italiano, con mezzi limitati e tanta volontà prepara Vento di Sardegna e vince la tostissima “Route du Rhum”, regata in solitario da Saint- Malo alla Guadalupe. Un libro autoironico pieno di passione.
Legge la motivazione Massimo Gregori
Spaventa il titolo, che lascia pensare al solito autodafé del navigatore macerato dal desiderio inconscio di farsi del male, di auto infliggersi le pene dell’inferno per poi raccontarle urbi et orbi. Invece è un testo fresco, completo, simpatico ed a volte persino auto ironico. Imperdibili le descrizioni di pagina 49 (“… mi viene il mal di mare …”) o di pagina 63, dove in pochi minuti si perdono fantozzianamente l’elica ed il motore del tender. Il testo è accompagnato da diverse fotografie: in tutte Mura sorride e tutta la narrazione è come lui: sorridente. Un bellissimo libro, il resoconto di un’avventura di mare e dell’anima, condita con profumo di Sardegna, testardaggine ed orgoglio (cfr. pag. 109: “ … Luc è talmente ospitale da sembrare un sardo …”). C’è granito di Sardegna e sano nazionalismo da pagina 110 a pagina 124 c’è commozione alle pagine 133 e 134 … un bellissimo libro, un grande personaggio.
13.00
Alessandra Sensini, campionessa olimpionica di windsurf, consegna il timone del 470 di Ilaria Paternoster e Benedetta di Salle, giovani campionesse e grandi promesse della squadra nazionale di Classe Olimpica a Emanuela Nava, 1° classificata nella sezione “cultura del mare Junior” per il libro “Il filo d’oro del mare”. Ritira il premio Chiara Bongiovanni che legge un messaggio della vincitrice.
Legge la motivazione Massimo Gregori
L’autrice fa riferimento a Chiara Vigo, che a Sant’Antioco è rimasta l’ultima tessitrice di bisso, e che nel racconto è la nonna Alba. Si riconosce l’isola ed un’atmosfera unica e magica del posto. Il libro è molto carino, ben scritto. La storia ha un facile scorrimento, comprensibile e formativo per i giovani lettori.
Premio Speciale
Ore 13.10
Alessandro Rinaldi, Vice presidente dello YCCS consegna la litografia realizzata per i 30 anni dalla prima partecipazione italiana all’America’s Cup con il 12m JI Azzurra, progettata dallo Studio Vallicelli a Luciano Làvadas, curatore della versione italiana dello splendido libro “Storia della Lous Vuitton Cup” Edizione l’Ippocampo. Azzurra e la LVC sono nate insieme nel 1983. Il nome Azzurra, dopo anni di silenzio rinasce sul TP52 dell’armatore Alberto Roemmers sempre con il guidone dello YCCS, inanellando vittorie e piazzamenti importanti in tutti i mari del mondo.
Legge la motivazione Patrizia Melani
La LVC è stata un’idea geniale e necessaria per selezionare lo sfidante del detentore. E la sua storia è racchiusa in un libro magico che racconta gli ultimi 30 anni di Coppa America e della mia vita accanto a Carlo. Una scansione di appuntamenti in giro per il Mondo, vissuti per la maggior parte in prima persona. Mi sono imbattuta in questo libro girando fra gli stand “minori” del salone del Libro di Torino. Colpo di fulmine! Un libro con foto spettacolari presentate da un testo asciutto ed essenziale che racconta di regate e di carte bollate, di uomini ricchi e capricciosi che non sanno perdere, di imprese iniziate e mai finite e di successi a sorpresa. Il libro, scritto in francese da François Chevalier architetto navale e giornalista e da Bruno Troublé, grande velista, inventore e coordinatore della LVC, racconta anche con ironia i fasti e le delusioni di tanti personaggi noti e meno noti che in 30 anni hanno “giocato” con il mare per portare a casa la mitica “vecchia brocca”. Luciano ha saputo, con la sua traduzione puntuale e competente, trasmettere le emozioni della vittoria.
Premio Speciale alla solidarietà in mare
13.20
L’Ammiraglio Claudio Gaudiosi Sotto Capo di Stato Maggiore della Marina Militare consegna una pagaia storica decorata ad arte dal “maestro” Piergiorgio Baroldi, gentilmente messa a disposizione dalla Reale Società Cantieri Bucintoro di Venezia ad Attilio Bolzoni per i suoi puntuali e sofferti articoli da Lampedusa su La Repubblica. Ritira il premio Simona Casalini che legge un messaggio di Bolzoni.
Legge la motivazione Patrizia Melani
FA PAURA stare qui, in mezzo a questo mare. Fa troppa paura dopo lo scempio, il più grande, il più spaventoso che questa terra di mezzo ricordi da anni. Ma non c’è solo paura e non c’è solo qui, in fondo all’Italia. C’è vergogna nel mondo, c’è orrore. Così se n’è andata la notte, un’altra notte sul Mediterraneo. Le onde vomitano a riva quelle teste ricce che sembrano boe che galleggiano e intanto cercano, cercano ancora di tirarli su, i vivi e i morti…” E’ leggendo questo articolo di Attilio Bolzoni del 4 ottobre del 2013 che mi è venuta la voglia di assegnare ad Attilio il premio speciale alla solidarietà in mare. Poi sono arrivati altri articoli che ci hanno fatto vivere la tragedia, con emozione e trasporto. Idealmente, questo Premio andrebbe condiviso con il Sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, con gli abitanti di Lampedusa e con La Marina. Avrei voluto accanto a me l’Ammiraglio Roberto Camerini, capo di Marisicilia e membro della Giuria del Premio che ha condiviso con me questa decisione ma la sua assenza è giustificata dalla situazione in quello spicchio di mare. Lampedusa non deve essere ricordata solo per i gommoni ed i morti in mare… Ma anche questa è cultura del mare, una cultura della quale avremmo fatto volentieri a meno.
13.30
Ringraziamenti e aperitivo in terrazza
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