
BIOGRAFIA AUTRICE
Annalisa Comes, filologa – ha curato l’edizione critica del poeta siciliano Rinaldo d’Aquino (in Poeti della Scuola Siciliana, Mondadori, I Meridiani, Milano 2008) e collaborato all’edizione dell’opera poetica di P.P. Pasolini (I Meridiani 2003); specializzata in Giornalismo e comunicazione presso L’Università di Roma Tre, attualmente svolge attività di ricerca fra l’Università di Nancy e Verona con una tesi di dottorato sulla poesia italiana nella letteratura per l’infanzia e traduce dal francese per diverse case editrici.
MOTIVAZIONE
L’isola di Ouessant ha una posizione geografica veramente particolare: è protesa verso l’Oceano Atlantico, l’ultimo pezzetto di terra francese prima dell’America, a 13 miglia dalla costa della Bretagna, dove le acque della Manica si incontrano con quelle dell’oceano. L’isola è un sito UNESCO dal 1998 e ci vivono stabilmente solo 800 persone, eredi di una storia antica piena di miti e leggende. Poichè fin dal 1600, con lo sviluppo della Marina Reale, gli uomini di Ouessant si arruolavano ed erano assenti a lungo, a volte per anni, molto spesso accadeva che non tornassero più. Per questo motivo sull’isola si è sviluppata una forte società matriarcale, che dura fino alla metà dell’800, tanto che sono le donne a chiedere la mano all’uomo e a dare il cognome ai figli. Per questo motivo Ouessant è chiamata l’Isola delle Donne. L’autrice del libro, Annalisa Comes, filologa e studiosa, decide di passare quattro mesi in un faro del’isola, un “Sémaphore”, facendo domanda all’Associazione che si occupa delle “Residences d’écrivains”: le onde che si infrangono spesso in modo drammatico sugli scogli diventano la colonna sonora della sua peculiare esperienza, vissuta assieme al figlioletto Yann di quattro anni, alla madre e al gatto certosino Pastis. Soggiorno insolito e molto ben raccontato, che le ha fatto comprendere il proverbio: “Chi vede Ouessant, vede il proprio sangue”.
Elisabetta Strickland