Il Premio Marincovich sulla cultura del mare al traguardo della 10° edizione
Articolo pubblicato su Nautica – dicembre 2018 “Una grande squadra della quale vado fiera”
Carlo se ne era andato da due mesi e insieme a lui se ne era andato tutto il mio entusiasmo. Avevo 58 anni ed ero rimasta sola. Non riuscivo a rendermene conto e quando succedeva qualcosa, il mio primo pensiero era “domani, quando torna glielo dico”. Poi mi resi conto che non sarebbe tornato più! Smisi di lavorare (cosa per me impensabile fino a due mesi prima) e mi misi a cercarlo sul computer. Google è fantastico, ti riporta nel passato, ti porta a rivivere, attraverso i suoi articoli l’intensa vita che avevamo trascorso insieme. Ritrovare la sua ironia, decodificare i suoi pensieri, viaggiare con lui. Ad un certo punto trovai un articolo su un sito a me sconosciuto, Alto Mare Blu. Un lungo articolo sulla vita di Carlo prima che ci incontrassimo, scritto da un bravo giornalista che da giovane aveva cominciato lavorando con Carlo a NAUTICA. Era Antonio Soccol. Io sapevo poco di lui e lui sapeva poco di me. Lo chiamai per ringraziarlo e rimanemmo a chiacchierare per più di due ore, come vecchi amici. In quell’occasione, mi comunicò che insieme agli associati di AS.PRO.NA.DI. stava studiando un modo per ricordare Carlo. Qualcosa di speciale, come ere stato speciale Lui nel mondo della nautica. Nacque così l’idea del Premio, prima solo giornalistico poi, nel corso dell’anno, mano a mano che ci imbattevamo in libri che raccontavano belle storie di mare, decidemmo di trasformarlo, fin dalla prima edizione, in giornalistico/letterario. Fu sua l’idea di assegnare ai vincitori, cimeli di “barche vincenti”. Andai a Milano per incontrarlo e mi ricevette in una splendida mansarda in Via Montenapoleone dove viveva con Antonella. Decidemmo che Antonio si sarebbe occupato del Bando e della parte burocratica. A me l’incombenza di reperire i cimeli. Buttammo giù una lista di armatori e di appassionati di mare che stimavano Carlo e che ci avrebbero potuto aiutare. Il primo della lista? Patrizio Bertelli. La sua Luna Rossa aveva entusiasmato l’Italia e Carlo da Aukland, nove anni prima ne aveva raccontato le gesta da par suo sulle pagine di Repubblica. Contattai Francesco Longanesi Cattani, direttore della comunicazione di Prada (nonché membro dell’equipaggio del Guia di Giorgio Falk negli anni ’70 e collaboratore di Carlo ai tempi di Forza7). L’idea del Premio gli piacque. “Ti faccio preparare cinque cimeli per i prossimi cinque anni, poi vedremo”. Mi sembrò di buon auspicio. Antonio stabilì che la giuria sarebbe stata composta dagli ex Presidenti di AS.PRO.NA.DI. e così fu, ma solo per la prima edizione. Poi una lite interna allontanò Antonio ed altri architetti nautici dall’associazione che, con Carlo, aveva contribuito a creare. Avremmo ricominciato da capo, ma in autonomia. Creammo il Comitato d’Onore, garante della serietà del Premio ed una giuria composta dagli stessi architetti (ma anche scrittori e giornalisti) fuoriusciti da AS.PRO.NA.DI. e da amici di Carlo amanti del mare, tutti capaci di valutare lo stile, il coinvolgimento la chiarezza e l’originalità di un’opera letteraria o di un articolo. Con Antonio, abbiamo lavorato con entusiasmo per due edizioni del Premio, poi se ne è andato anche lui. Un brutto male ce l’ha portata via.
Un altro grande sostenitore del Premio è stata la Marina Militare, ospitando fin dalla prima edizione la cerimonia di premiazione nei saloni del Circolo Ufficiali Caio Duilio a Roma. Una cornice perfetta per un evento sulla “cultura del mare” e mettendo anche a disposizione un cimelio.
Anno dopo anno sono andata avanti, cercando libri (saggi, narrativa e opere per ragazzi), analizzando articoli e scovando pezzi di barche, sostenuta dai giurati che, oltre a leggere (tanto) non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Siamo una grande squadra di cui vado fiera. Ma anche il Comitato d’Onore capitanato dal Professor Luigi Paganetto non è mai venuto meno al suo impegno. In nove edizioni abbiamo distribuito più di 100 premi, tutti pezzi originali provenienti da barche che hanno fatto la storia degli ultimi 50 anni della nautica italiana. Poi partecipano la Federazione Italiana Vela, l’Unione Internazionale Motonautica, la Lega Navale Italiana, la Lega Italiana Vela con tutti i suoi circoli: il mondo del Mare che una volta all’anno si riunisce per ricordare Carlo Marincovich che alla divulgazione della cultura del mare ha dedicato la vita.
E senza neanche accorgercene, siamo arrivati alla 10° edizione. Se me lo avessero detto, in quel triste gennaio del 2009, non ci avrei creduto. I cinque cimeli di Luna Rossa sono andati esauriti in un battibaleno e altri ne hanno dovuti far montare. Alcuni giorni prima della premiazione, Francesco Longanesi Cattani mi chiama sempre per chiedermi a chi avrà l’onore di consegnare il pezzo di Luna Rossa. Scherzando, nella 6° edizione gli dissi che non l’avrebbe potuto dare a Cino Ricci, 1° classificato nella sezione saggistica con Odiavo i velisti poiché il libro era stato scritto insieme a Fabio Pozzo, e avrei dovuto premiare entrambi. “E che problema c’è? Te ne faccio preparare subito un altro…” Questo è lo spirito del Premio. E quanti aneddoti curiosi potrei raccontare. Come quando mi misi in testa che avrei voluto consegnare qualcosa dello Stelth, la barca a vela preferita dell’Avvocato Gianni Agnelli che si classificò prima assoluta nella regata commemorativa per i 150 anni dell’America’s Cup a Cowes nell’Isola di Wight nel 2001. L’Avvocato era scomparso e non sapevo che fine avessero fatto le sue barche. Un giorno, allo YCI a Genova incontrai John Elkann, mi presentai, gli parlai del Premio, gli chiesi se lo Stelth esistesse ancora e gli espressi il mio desiderio. Tornando a Roma, mandai alla sua segreteria l’articolo in cui Carlo raccontava quella regata. Dopo due mesi di silenzio, ricevetti la telefonata di un suo collaboratore che mi chiedeva l’indirizzo al quale avrebbe dovuto mandare i pezzi dello Stelth. Queste sono soddisfazioni che non si dimenticano facilmente.
Certo, io vivo di rendita, ho sposato un cognome difficile da pronunciare ma che contiene in sé tante storie, Quelle storie che Carlo ha saputo raccontare su Nautica, su Forza7, su Repubblica e su tante altre testate che gli hanno chiesto, nel tempo, di collaborare. Ed è grazie a queste storie che il Premio Marincovich è arrivato alla 10° edizione. Perché Carlo non lo vuole dimenticare nessuno.
Patrizia Melani Marincovich
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