I vincitori della 15° edizione del Premio Marincovich

LIBRI

Sezione saggistica

1°classificato

Gli autori raccontano con maestria, tenendo sempre alta la tensione narrativa, la vita in terra e in mare di un personaggio particolare, un uomo che ha lasciato una traccia indelebile nel modo della vela, nella grande finanza italiana e che ha firmato con il proprio sangue una delle pagine più oscure di una vicenda politico giudiziaria sulla quale solo la storia e il tempo potranno fare piena luce. Raul Gardini è l’indiscusso protagonista di questo bellissimo libro nel quale recitano parti minori ma non meno significative comprimari della vela mondiale, della politica e della finanza. “Di vento e di terra” si pone a cavallo tra il reportage giornalistico, il saggio e il romanzo anche se alla fine, grazie all’abilità degli autori, è quest’ultimo aspetto che prevale e che ne rende la lettura appassionante. Angelo Vianello marinaio storico di Gardini, è il coro che chiosa, racconta a suo modo, fa il controcanto al protagonista e alleggerisce la narrazione con qualche pennellata di sole e di dialetto veneziano. Un libro imperdibile e sono molto orgoglioso di avere contribuito, con il mio voto, al suo meritatissimo successo

Max Gregori Grgič

 

2° classificato – saggistica

Occorre leggere questo libro per sapere come fu, alla fine del ´500, la formidabile ascesa di un figlio di agricoltori inglesi – e mi viene in mente una gigantessa più recente delle corse in mare, Ellen Mc Artur, anche lei figlia di agricoltori inglesi, dal che deduco che la monotona campagna anglosassone induce a fughe un po’ folli e ad alto rischio. Ma torniamo al libro. Occorre leggerlo perché, grazie a dei verbali ritrovati e a una straordinaria biblioteca alle porte di Lisbona,  ci racconta il formidabile upgrading sociale di Francis Drake, il corsaro protestante che per oltre trent’anni, su mari e oceani, divenne il terrore degli spagnoli; ebbe probabilmente una relazione con la regina Elisabetta 1^ da cui nacque un figlio tenuto nascosto; morì di una banale dissenteria ormeggiato a Portobello e lasciò quasi tutti i suoi averi alla povera gente di Plymouth,  di cui, tra una scorreria e molte cannonate sparate e ricevute, divenne sindaco nell’età adulta e mai doma. C’è una leggenda popolare secondo la quale, se l’Inghilterra fosse mai in pericolo, battendo sul tamburo di Francis Drake lo si farebbe ritornare per salvare la patria. Una risorsa forse sottovalutata ai tempi del voto della Brexit.

Simona Casalini

 

3° classificato – saggistica

L’isola di Ouessant ha una posizione geografica veramente particolare: è protesa verso l’Oceano Atlantico, l’ultimo pezzetto di terra francese prima dell’America, a 13 miglia dalla costa della Bretagna, dove le acque della Manica si incontrano con quelle dell’oceano. L’isola è un sito UNESCO dal 1998 e ci vivono stabilmente solo 800 persone, eredi di una storia antica piena di miti e leggende. Poichè fin dal 1600, con lo sviluppo della Marina Reale, gli uomini di Ouessant si arruolavano ed erano assenti a lungo, a volte per anni, molto spesso accadeva che non tornassero più. Per questo motivo sull’isola si è sviluppata una forte società matriarcale, che dura fino alla metà dell’800, tanto che sono le donne a chiedere la mano all’uomo e a dare il cognome ai figli. Per questo motivo Ouessant è chiamata l’Isola delle Donne.  L’autrice del libro, Annalisa Comes, filologa e studiosa, decide di passare quattro mesi in un faro del’isola, un “Sémaphore”, facendo domanda all’Associazione che si occupa delle “Residences d’écrivains”: le onde che si infrangono spesso in modo drammatico sugli scogli diventano la colonna sonora della sua peculiare esperienza, vissuta assieme al figlioletto Yann di quattro anni, alla madre e al gatto certosino Pastis.  Soggiorno insolito e molto ben raccontato, che le ha fatto comprendere il proverbio: “Chi vede Ouessant, vede il proprio sangue”.

Elisabetta Strickland

 

Sezione narrativa

1° classificato

“Naufraghi Rina mia. Uomini vinti che nuotavano a fatica e puntavano tutte le loro forze residue sul nero sommergibile… Quegli uomini ora non avevano più nulla. Avevano solo un corpo, sempre più pesante, sempre più vicino alla fine, un corpo ancora caldo che l’acqua gelata avrebbe assiderato in pochi minuti… Che facciamo Comandante? Che facciamo? Siamo in guerra, si però siamo anche in mare. E siamo uomini. Tirateli su.”

Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi, con il libro Comandante, ripercorrono la vicenda dell’affondamento del mercantile belga Kabalo, avvenuto nella notte tra il 15 e 16 ottobre del 1940 in Atlantico, da parte del Sommergibile italiano Alfredo Cappellini al Comando di Salvatore Todaro e del salvataggio dei suoi naufraghi.

Ventisei persone vengono tratte in salvo e portate all’isola di Santa Maria nell’Arcipelago delle Azzorre distante 700 miglia dal luogo dell’evento. Una pagina di Storia vera, commovente, delicata che mette al centro la figura straordinaria di un uomo, Salvatore Todaro, di un “guerriero” di grande spessore etico e morale che per questo rappresenta, ancora oggi, uno dei grandi riferimenti per gli uomini e le donne della M.M. La Storia, quasi del tutto sconosciuta al grande pubblico, e per questo è doveroso dire veramente grazie a Sandro Veronesi e Edoardo De Angelis, ci insegna che l’Uomo, se vuole, può mantenere un animo nobile anche nel mezzo di scenari terribili come quello della guerra che ti chiede la distruzione del nemico.

Comandante è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, bellissimo certamente per i contenuti che diffonde ma anche per l’originalità dell’impostazione. La storia è, infatti, narrata, dai singoli personaggi che, seppure impieghino spesso forme dialettali non sempre conosciute agli altri membri dell’equipaggio danno vita ad un’emozionante coralità che affonda le proprie radici in quella “scatola dove ogni centimetro di spazio, ogni desiderio, ogni sentimento e paura viene condiviso, come in un’unica famiglia.

Roberto Camerini

 

2° classificato – narrativa

Con “Il sentimento del mare” Evelina Santangelo ha saputo fare di questo nuovo libro un grande specchio che genera storie. Dove il mare riflette ricordi e sensazioni, gioia e nostalgia, dolore e tenerezza, sogni e avventure. Con una prosa limpida, una lingua ricca ed efficace, un coinvolgimento sentimentale mai retorico, la scrittrice ha riannodato quel cordone ombelicale che ci lega al mare. Senza tacere le ferite profonde che al nostro straordinario generatore di vita abbiamo voluto infliggere.

Alessandro Mezzena Lona

 

 

3° classificato – narrativa

Pietro Spirito, con la maestria che contraddistingue il suo raccontare fatti, persone, sentimenti, ci porta questa volta sotto il mare per raccontarci storie reali che sconfinano nel fantastico.

Il fil rouge è “Pinnamozza” uno squalo cippato che ci accompagnerà fino all’ultima pagina.

Le storie narrate, soprattutto per chi come il sottoscritto è amante della subacquea e della sua storia in generale, sono quasi tutte note.

(NB: 65 anni fa, da ragazzino leggevo non racconti di cow boys o di avventure di fantasia, ma vicende legate agli incursori della nostra Marina).

Confesso però che mi mancava la intrigante storia del lago di Cavazzo. «Sono storie di personaggi che nel loro rapporto con il mondo sommerso aprono una finestra sull’epoca in cui sono vissuti» Ma non voglio privarvi del piacere della lettura di questo “Storie sotto il mare” anticipandovi troppi episodi.

Il tutto è molto ben documentato e raccontato (sono ben quattro le pagine a corpo 6 di fonti e bibliografia).

Sergio Abrami

Sezione Junior

1° classificato

Diciamo subito che il calcio non c’entra: le acciughe si riuniscono in branchi di decine di migliaia e formano false figure in movimento che mutano in continuazione: un momento pallone, poi mostro marino, poi nuvola… Tipico caso nel quale l’unione fa la forza, spaventa e disorienta il predatore e sacrificando alcuni individui permette la salvezza di molti. Credo che il titolo della canzone di Fabrizio de André “Le acciughe fanno il pallone” non sia estraneo all’ispirazione per questo testo che è arricchito dalle delicate e poetiche illustrazioni di Elisa Codutti. “Perché le acciughe fanno il pallone” non cede mai al birignao del linguaggio falsamente infantile e senza pretese scientifiche svela ai più piccoli qualche segreto del mare. Un libro scritto per i bambini che affascina anche chi, almeno per l’anagrafe, bambino non è più ma continua a osservare il mare, sopra e sotto la superficie, con la stessa continua sorpresa dell’età dell’innocenza.

Max Gregori

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