I vincitori della 10° edizione del Premio Marincovich 2019

SEZIONE LIBRI – CULTURA DEL MARE – NARRATIVA

1° classificato

Juan Sebastian del Cano, detto el Perro, cioè il Cane, viaggiò in qualità di nocchiero sulla Trinidad, al fianco di Ferdinando Magellano, per un anno, sette mesi e diciassette giorni. Era quindi la persona più adatta a raccontare in prima persona come si susseguirono gli eventi, fino alla tragica fine dello straordinario comandante nell’oscura isola di Mactan nelle Filippine ed il ritorno in patria dei superstiti. Non è un’avventura da poco quella che viene raccontata, ma nientemeno che la prima circumnavigazione del globo, impresa che durò ben tre anni. Infatti nel 1519 da Siviglia salparono cinque caracche sotto il comando di Magellano e la benedizione del re di Spagna, ma tornò in patria solo la Victoria e del Cano si prese il vanto dell’impresa e anche le ricchezze caricate a bordo.

Furono affrontati ammutinamenti, tempeste, malattie e scontri con indigeni poco commendevoli, ma fino alle Filippine le difficoltà vennero sempre risolte, perchè Magellano era un uomo di acciaio, provvisto di una grande intelligenza e quindi aveva soluzioni per ogni evenienza, anche la più estrema. Del resto conosceva il mare come pochi, lo rispettava, ma amava le sfide contro la sua violenza. La personalità del comandante è forse uno dei tratti che meglio distinguono questo libro, si resta perplessi dal piglio violento con cui teneva in riga i suoi uomini, ma spesso si prova una forma di ammirazione primordiale, tanto che quando muore non si ha quasi più voglia di continuare a leggere, la grande star è uscita di scena. Il libro mette insieme come un mosaico l’avventura umana, il desiderio di fare qualcosa di straordinario, anche se poi se ne pagherà il prezzo in prima persona.  In fin dei conti sulle carte oggi sta scritto Stretto di Magellano nel sud del mondo e ce lo immaginiamo quello che deve aver provato l’intrepido quando le sue imbarcazioni sono planate nella calma dell’Oceano Pacifico, dopo essersi addentrate in corsi d’acqua misteriosi e pieni di pericoli. Anche se la meta finale era raggiungere da Ovest le favolose Isole delle Spezie, di fatto i passi del libro più emozionanti sono proprio quelli in cui Magellano cerca di scuotere lo scetticismo dei marinai che di gran lunga preferivano le calde spiagge brasiliane ai marosi della punta dell’America del Sud. Ma aveva ragione lui, il passaggio esisteva e se anche le frecce avvelenate di millecinquecento indigeni posero fine in modo davvero drammatico al suo peregrinare negli oceani, si è portato a casa un notevole primato. Ci sono libri che semplicemente val la pena di leggere, perchè alla fine si è imparato qualcosa, provando allo stesso tempo forti emozioni. Questo è uno dei quei libri.

Elisabetta Strickland

2° classificato

WOW è la tipica esclamazione di sorpresa e meraviglia che tutti i film americani ci hanno insegnato a conoscere. È anche, non a caso, il nome della barca che ha voluto fortemente Andrea stella, cavaliere della Repubblica, imprenditore, navigatore, filantropo e scrittore. WOW è l’acronimo di “WHEELS ON WAVES”, dove “wheels” sta per wheelchair, o carrozzina. Infine WOW è il titolo del libro che raccontala la sfida sull’oceano di Stella e dei suoi equipaggi diversamente abili. Stella, a seguito di un’aggressione subita in Florida molti anni or sono, ha perso l’uso delle gambe. Fedele al proverbio “la più grande vittoria è vincere se stessi” ha scoperto che (cito l’autore): “… le risorse necessarie per affrontare una sfida davvero imprevista ti giungeranno da un luogo dentro di te dove non sei mai stato prima.” Stella racconta della sua vacanza in Florida e della sparatoria che dà una svolta alla sua esistenza, della lenta guarigione, della disperazione iniziale, della rivincita sulla sorte e della sua determinazione a tornare in mare aiutando gli altri.  Il libro è una specie di diario di bordo del WOW e se fosse solo questo non sarebbe molto originale mentre è un testo emozionante, ricco di incontri, considerazioni, metaracconti. Nel suo libro-diario Stella ci insegna che per trovare la felicità bisogna amare quella degli altri e fa una considerazione che dovrebbe farci meditare sulla poca attenzione che la società riserva ai diversamente abili. Dice Stella “È più facile attraversare l’oceano in barca con la sedia a rotelle che a andare, a Milano, all’ufficio postale o al supermercato”. Che abbia ragione sua santità il Dalai Lama quando afferma: “È il mondo che è disabile”.

Max Gregori

3° classificato

Un viaggio complesso e singolare, attraverso il Bosforo e lungo le coste del Mar Nero “l’inospitale mare” dei greci antichi congiunzione tra Europa e Asia che appare di rado interamente sulle carte quasi voglia nascondersi sempre in bilico tra il reale e l’irreale.

Un protagonista curioso e attento che va per mare alla ricerca del suo “altrove” sulla rotta degli Argonauti ma che osserva e ragiona su quanto vede e accade a terra in luoghi di storia millenaria e della cronaca più attuale.

Uno scritto gradevole e fluido asciutto e parco di enfasi ma ricco di spunti di riflessione con un excipit di monito a tutti che conclude il diario e racchiude la speranza: “il mare unisce, il mare salva”.

Marco Melloni

 

SEZIONE LIBRI – CULTURA DEL MARE – SAGGISTICA

1° classificato

Fino ad oggi l’Artico è stato una parte di mondo a sè, visitarlo era un’impresa per pochi, soprattutto nessuno pensava seriamente di andarci a lavorare, a meno che non vi fossero ragioni molto particolari. Oggi le ragioni particolari in questione sono aumentate, noi neanche sappiamo a quali trasformazioni epocali è soggetto. Intanto L’Artico si sta restringendo; gli astronauti che lo fotografano dallo spazio notano che è sempre meno bianco e più blu, a causa del riscaldamento globale che nel Grande Nord è  doppio rispetto al resto della  terra. Ben venga quindi il lavoro di Marzio G. Mian, che ha fondato con altri giornalisti internazionali la società non profit “The Artic Times Project”, con sede negli USA.  Dopo aver realizzato inchieste e reportage in tutto il mondo, si è concentrato sull’Artico e da questo piccolo splendido libro si apprende come vivono i giovani che lavorano lassù, spesso coinvolti in progetti di ricerca di altissimo livello, dato che l’Artico è l’unica area del mondo ancora non sfruttata e che nasconde risorse pari al valore del’intera economia statunitense. Si aggiungono nuove rotte mercantili, perchè si sono formate  ampie e pescose regioni marittime che prima non c’erano, quindi  si tratta  in sostanza di una vera e propria corsa coloniale per coloro che intendono realizzare imponenti infrastrutture per le estrazioni. Gli inuit in tutto questo  sono letteralmente assediati. Mian non è un teorico dell’artico, è palese dai suoi racconti che lo ha eplorato in prima persona, dalla Groenlandia all’Alaska, dal Mare di Barents allo Stretto di Bering, con l’intento lucido di descrivere al mondo la battaglia per la conquista dell’ universo bianco.

Si parla tanto della Cina in questo periodo ed è opportuno che si sappia  che essa punta con ogni mezzo a espandere le sue abizioni globali nel Grande Nord: allo stesso tempo anche Putin non scherza, l’Artico ce l’ha sottomano e usa spie, basi e testate nucleari. Non sappiamo se con questo libro l’autore volesse solo informarci o forse anche spaventarci, ma è certo che alle nostre latitudini  non abbiamo un’idea precisa di che cosa bolla in pentola: Mian con il suo libro, ben scritto ed estremamente interessante, lo fa, usando le regole di ferro del buon giornalismo.

 Elisabetta Strickland

2° classificati

Franco Giliberto e Giuliano Piovan ci offrono questa godibilissima ricostruzione moderna della “Relazione del primo viaggio intorno al mondo” di Antonio Pigafetta, navigatore e scrittore vicentino, uno  dei pochissimi sopravvissuti della  spedizione intorno al mondo di Ferdinando Magellano.

Il libro, che si legge come se fosse un romanzo di fantasia, si attiene invece scrupolosamente alla storia vera di quella che fu un’autentica odissea di 5 navi e 234 uomini partiti dalla Spagna nel 1519 alla scoperta del passaggio che collega l’oceano Atlantico all’oceano Pacifico per raggiungere le isole Molucche, fonte di spezie all’epoca di inestimabile valore, e ritornare in Spagna navigando sempre ad ovest.

Il titolo “UNA SPECIE DI PARADISO” può trarre in inganno infatti, salvo il breve interludio trascorso dall’equipaggio nell’attuale baia di Rio de Janeiro dove ”la nudità delle indigene faceva sobbollire gli animi della ciurma ed anche il mio” scrive testualmente il Pigafetta, il viaggio si trasforma piuttosto in un inferno dove tra naufragi, ammutinamenti e scontri con le popolazioni indigene gran parte dell’equipaggio e lo stesso Magellano perderanno la vita.

Gessica Oggioni Tiepolo

3° classificati

“Storia del Mediterraneo in 20 oggetti” è un libro che già dal titolo ha suscitato il mio interesse: un libro sul mare più ricco di storia del mondo, ma che già nel riferimento ai venti oggetti prometteva un approccio poco accademico, inconsueto: non la storia dei grandi eventi, delle lotte fra nazioni o civiltà, delle vicende geopolitiche, ma una storia più familiare, concreta, legata alla quotidianità della nostra vita. Aperto il libro la lettura dell’indice mi ha ulteriormente affascinato: la pura elencazione degli oggetti non solo stuzzica la curiosità del lettore ma è già di per sé poesia e letteratura. Ricorda quelle meravigliose liste di un altro magico libro sul Mediterraneo, il “breviario” di Predrag Matvejevic. È un elenco sorprendente, con oggetti, quali il contenitore di profumi o i pupi, che mai mi sarebbero venuti in mente. Altri a cui subito avrei pensato, quali la barca, sono declinati con varianti, il barcone e il relitto, che già annunciano il carattere narrativo del libro. La lettura ha pienamente soddisfatto le aspettative: è un libro colto, rigoroso, ma anche brillante, leggero, spesso divertente. Un libro di storia e di mille storie diverse, di aneddoti, curiosità, riferimenti che si connettono a formare una rete, altro oggetto trattato dagli autori, in cui è piacevolissimo restare invischiati, scoprendo nodi e collegamenti inattesi. Ma la fase più bella della lettura è quella che inizia quando si chiude un libro e ciò che si è letto comincia a fermentare dentro di noi. In questo caso è come se il libro rimanesse sempre aperto perché l’argomento è potenzialmente infinito. Gli oggetti di cui parla sono 20 ma potrebbero essere 200 o 2000. E ci si accorge, vedendo banali oggetti a cui di solito nemmeno facciamo caso, quali una chiave, un chiodo, una sedia, che tutti hanno una lunga storia da raccontare e sono il frutto di secoli di lavoro, di scambi, di evoluzioni. Dopo aver letto il libro nessuno di essi, nemmeno il più modesto, appare più insignificante. Aggiungo, concludendo, che non ho potuto non notare una particolare sintonia fra il libro e il premio Marincovich. Il Marincovich premia gli autori non con targhe, denaro o altri riconoscimenti. Dà ai vincitori degli oggetti, oggetti che spesso non hanno valore commerciale ma sono caratterizzati dal portare in sé una storia, proprio come i venti oggetti così brillantemente raccontati da Amedeo Feniello e Alessandro Vanoli.

Paolo Lodigiani

SEZIONE LIBRI JUNIOR

1° classificato

Il libro è un buon esempio di affabulante descrizione dell’argomento trattato, dove le illustrazioni, di Shishi Nguyen,colpiscono per suggestiva declinazione e i testi, di Angelo Mojetta, ne incalzano lo sviluppo.

Affascinante è quindi l’indagine sulla complessità del mondo ittico, le variegate differenti manifestazioni di vita, quando mari e oceani tutti sono teatri di rappresentazioni non ancora del tutto esaurite.

Ecco allora, di pagina in pagina, il senso dell’avventura, di un perseguito emozionante scandaglio.

Decio Carugati

 

 

SEZIONE ARTICOLI – CULTURA DEL MARE

1° classificato

 BRUNO CIANCI, autore dell’articolo “Loyd’s Register, un patrimonio dell’umanità”” pubblicato su Nautica

I Lloyd’s sono entrati nel mio immaginario da quando, decenni fa, ho avuto la fortuna di navigare su grandi barche da crociera e da regata, alcune di queste d’epoca, progettate all’inizio del 900 da noti architetti navali. Molti di questi scafi erano assicurati presso i Lloyd’s o iscritti al Lloyd’s Register ma, non essendo io evidentemente l’armatore di questi gioielli, non ci avevo mai fatto caso più di tanto. Mi sembrava un marchio, una sigla. C’è voluto l’articolo di Bruno Cianci per scoprire un mondo complesso e articolato, legato all’espansione coloniale della Gran Bretagna, alla sua storia commerciale, allo sviluppo di un sistema di trasporto marittimo tra i più efficienti al mondo. Come ben racconta Cianci in uno stile asciutto ma divulgativo, la storia ha il suo inizio alla fine del 1600 a Londra, sul lato nord del Tamigi, nella caffetteria del Signor Edward Lloyd. Il caffè è il luogo di ritrovo di mercanti, assicuratori, armatori e spedizionieri di merci varie via mare, che s’incontrano per scambiare informazioni, raccogliere notizie e fare affari. Il raddoppio dei commerci marittimi tra il 1700 e il 1750 rende necessaria la disponibilità di dati raccolti sistematicamente e porta i clienti che si riuniscono nel caffè a dar vita nel 1760 alla Register Society, società di classificazione navale che diventerà nel 1764 il Lloyd’s Register, fonte primaria di informazione per gli addetti al settore marittimo, soprattutto assicuratori. Nel 1853 viene adottata la Croce di Malta da apporre alle navi come sinonimo di eccellenza mentre, con la nascita della vela sportiva, nel 1878 i Lloyd’s avviano un registro degli yacht. La storia continua nel 1900 con il coinvolgimento del Registro nel periodo bellico e con la sua espansione nei settori più diversi, da quello aereo a quello petrolifero, fino a impiegare oggi 7000 dipendenti in 78 paesi.

Ida Castiglione

SEZIONE ARTICOLI – NAVIGAZIONE

1° classificato

  ANTONIO VETTESE, autore di “Ciao Raul” pubblicato su Il giornale della Vela

Scritto in occasione dei 25 anni dalla scomparsa di Raul Gardini, in quest’articolo Antonio Vettese ripercorre il rapporto indissolubile e profondo tra l’imprenditore ravennate e la vela, dalle sue prime esperienze sui Dinghy fino all’avventura del Moro di Venezia, la prima barca italiana a vincere la Luis Vitton Cup e quindi a poter sfidare il detentore dell’America’s Cup.

E il Moro, quel Moro, fu la barca che in Italia fece diventare la vela un fenomeno di massa di cui si parlava al bar e sull’autobus. Ricordiamolo!

Il Moro fu anche il punto più alto del percorso sportivo di Gardini, un percorso interrottosi proprio con la sua tragica scomparsa.

Questo percorso sportivo e di vita è raccontato da Vettese non solo con la classe di un giornalista di razza, ma anche con la passione di chi quegli anni e quelle avventure le ha vissute in prima persona proprio per raccontarle.

Andrea Mancini

1° PREMIO SPECIALE

Trieste è una città bellissima che si apre sul mare. Nei giorni della Barcolana le rive si trasformano in un’allegra festa. E’ così da 50 anni e per celebrare questo evento, Mitjia e Alessandro hanno realizzato un libro con un dialogo a più voci. Scrittori, giornalisti, fotografi, disegnatori, artisti e marinai fanno vivere il grande racconto di un’avventura che continua nel tempo, sempre diversa, sempre con più barche e sempre più bella. Ho visto Barcolane con Bora nera, Barcolane senza vento e Barcolane perfette come quella del 50°. Un bel sole su Piazza dell’Unità, l’aria giusta per gonfiare le vele e la stessa gioia negli occhi di chi regata per vincere e di chi sa di arrivare tra gli ultimi Quello che conta è poter dire: c’ero anche io…

Patrizia Melani

 

 

 

2° PREMIO SPECIALE CLAUDIO NOBIS

Questo è un premio speciale molto particolare nasce per ricordare Claudio Nobis, mio collega come membro della giuria, un amico recente con tanti interessi comuni con il sottoscritto, ma soprattutto grande amico e collega di Carlo ( sia a Forza7 che a la Repubblica ), appassionato come il sottoscritto di barche in legno.

Questo premio va a Leonardo Bertolami, autore di Imbarcazioni in legno – Il restauro consapevole – : un bel manuale tecnico, ricco di informazioni per “progettare e realizzare un intervento efficace” edito da Il Frangente.

Avendo segnalato alla Giuria questo libro presentato a Varese nel corso di un affollatissimo convegno sulle barche tradizionali in legno, mi “tocca” e lo faccio con grande piacere, motivarne la scelta.

Compito facile, la motivazione : la potete leggere sulla quarta di copertina .

Una imbarcazione storica testimonia qualcosa in più di un pregevole manufatto : è lo specchio di una tradizione costruttiva e di utilizzo tramandata da generazioni, espressione della cultura e degli stili di vita delle comunità. Restaurare un’imbarcazione, consolidarne le strutture e trattarne le superfici contro il degrado è molto più che una sequenza di operazioni sulle componenti del bene: è un gesto che crea continuità tra il passato e le generazioni future. Pertanto i criteri e i metodi di intervento non dovrebbero essere dettati dallimprovvisazione o esclusivamente da esigenze economiche.

Che altro aggiungere se non come ho conosciuto l’autore ed apprezzato la sua pubblicazione che è qualche cosa più di un “manuale”.

Parola di un 69enne addetto ai lavori , ai convegni di archeologia nautica e navale o di restauro e conservazione del patrimonio nautico si incontrano generalmente solo studiosi , appassionati “diversamente giovani”.

Sorpresa a quel convegno internazionale di Varese ( Tra legno ed Acqua ) : chi sta parlando della sua esperienza come responsabile della manutenzione e restauro del Scottish Fisheries Museum negli UK è un trentenne italiano , uno dei tanti expat , laureati che trovano lavoro e soddisfazioni oltre confine .

È così che ho conosciuto Leonardo Bertolami classe 1984 …

Leonardo Bortolami si laurea in Design navale e nautico frequentando il corso inter-ateneo tra Università di Genova e Politecnico di Milano.

Leonardo prosegue la sua formazione con il dottorato in Tecnologia dell’Architettura presso l’Università di Ferrara, svolgendo una ricerca sull’identificazione di linee guida per il restauro di imbarcazioni con struttura in legno e composita legno – metallo.

Dalla teoria alla pratica , Leonardo Bortolami applica le proprie conoscenze e competenze al caso studio S/Y Acanto D-27 , un Dragone in legno varato nel 1966 ( imbarcazione da regata di forme classiche ) .

Il restauro di Acanto riceve diversi riconoscimenti tra cui il premio internazionale come miglior restauro sotto i 40 piedi dalla rivista britannica Classic Boat.

Ho motivo di credere che Claudio Nobis avrebbe certamente sostenuto e votato questo prezioso volume che non deve mancare nelle biblioteche degli appassionati cultori del classico.

Il trofeo , il premio è stato donato dal Cantiere Archetti di Montisola , il cantiere che ha costruito la barca in legno a cui Claudio era tanto legato, cantiere che ha costruito su mio progetto nei primi anni ’70 le mie prime barche in legno , mini traghetto incluso …. il cerchio si chiude …

Mai trofeo o premio nei dieci anni del Marincovich fu meglio assortito, abbinato all’autore . Una breve descrizione del “pezzo” è assolutamente necessaria per i non addetti ai lavori.

Una breve annotazione da docente di corsi per yacht designer .

Ampliare l’offerta didattica : La tematica dell’attività di ricerca è l’intervento di restauro e la messa in sicurezza di imbarcazioni storiche sia d’epoca che classiche e naviganti. Certamente l’interesse per il recupero e la conservazione di questa categoria di barche con gli indispensabili requisiti di sicurezza richiesti dagli enti certificatori e soprattutto la possibile tutela secondo il Codice dei Beni Culturali D.Lgs. 42/2004, fanno ipotizzare possibili prospettive per tale attività : yacht designer sì, ma con la specializzazione ad hoc.

Sergio Abrami

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