I vincitori della 7° edizione del Premio Marincovich 2016

SEZIONE LIBRI SAGGISTICA

1° classificato

Alessandro LeograndeNel motivare con grande piacere il premio conferito a “La frontiera” di Alessandro Leogrande devo in primo luogo confessare all’autore che la lettura del suo libro mi è costata una certa fatica. Non è stata quella che definirei una lettura distensiva. Questo non certo per lo stile o la qualità della scrittura. Al contrario il libro è scritto ottimamente, è reportage del miglior livello, sa tenere il lettore inchiodato alla pagina. Il senso di disagio, di dolore, che esso crea è tutto negli eventi di cui parla.

Sono eventi noti e terribili, naufragi, sopraffazioni, violenze, ingiustizie: ne leggiamo quotidianamente le cronache, ne vediamo le immagini, li sentiamo dibattere in sterili confronti fra buonisti e cattivisti. Forse per questo abbiamo finito per assuefarci, o forse è per anestetizzarci contro l’assurdità di queste tragedie che ci rifugiamo nell’indifferenza. Nemmeno cerchiamo di capire chi sono i protagonisti di questi drammi, di sapere qualcosa delle esperienze da cui arrivano, delle realtà da cui fuggono. Così, chiudendoci nella  fortezza assediata ci illudiamo di aver risolto il problema. Il libro di tutto questo parla senza retorica, senza inutili enfasi, senza polemiche.

Informa, racconta incontri, storie vere, esperienze dirette. E’ una testimonianza, non ha altro scopo se non quello di rappresentare la realtà e di porci di fronte all’alternativa sintetizzata nel titolo di vari capitoli: vedere, non vedere. Se scegliamo di vedere la nostra indifferenza ne è inevitabilmente scossa, perché capiamo che il problema c’è, e ci riguarda da vicino. Anzi, il problema siamo proprio noi, il modo in cui sapremo rispondere a questa sfida. Nel libro il mare, a cui è dedicato il nostro premio, è molto presente. Non è il protagonista ma è, quasi sempre, il teatro su cui si svolge il dramma. Non è il mare delle nostre crociere, delle navigazioni felici, il Mediterraneo che amiamo. E’ un mare ostile, spesso crudele, o, forse, come noi, solo indifferente, un mare, per usare le parole di Conrad, “mai amico dell’uomo, al più complice delle sue inquietudini”. Lo stesso si può dire dei libri importanti: non sempre sono amichevoli, più spesso sono fonte di inquietudine, di turbamento. E’ il caso di “La frontiera” e, proprio per questo, penso che meriti il premio e la riconoscenza dei lettori. Grazie.

Paolo Lodigiani

 

2° classificato

Bruno CianciMi sono innamorato della Turchia e di Istanbul a prima vista oltre cinquant’anni fa e ne sono stato sempre ricambiato con continue e nuove emozioni. Questo libro è una di esse.
Certo, negli ultimi tempi prevalgono l’amarezza e l’apprensione per ciò che troppo spesso accade lì agli uomini di cultura e che, a maggior ragione, meritano il nostro sostegno.
Non sono questi, comunque, i motivi del mio apprezzamento.
Le Navi della Mezzaluna infatti rappresenta una grande opera, suggestiva come una saga epica e di agevole lettura come un reportage, fatta di battaglie e intrighi, alleanze e tradimenti ma anzitutto di racconto e approfondimento.
E Bruno Cianci vi affronta, con il rigore dello studioso e il sentimento dell’uomo di mare, le alterne e complesse vicende della marina ottomana e lo sviluppo degli eventi e dei conflitti che hanno guidato uno dei grandi imperi del passato verso oriente e occidente, a nord a e sud, attraverso sei secoli e fino alla sua caduta.
Le Navi della Mezzaluna insomma è un libro importante e coinvolgente, arricchito da aneddoti, curiosità, una piacevole iconografia e una cospicua bibliografia, e sono felice che sia toccato a me scrivere queste parole.
Grazie dunque a Bruno Cianci, e grazie – consentitemi – anche a tutti i suoi colleghi che svolgono con lui in Turchia il loro indispensabile lavoro.

Marco Melloni

3° classificato

adriaticoUn libro come Adriatico non nasce dalla creatività di uno scrittore ma è il risultato di un lavoro di ricerca strutturata, lungo e puntuale, che si innesta su una ideazione narrativa. Mi sono trovata di fronte a storie in apparenza semplici che raccontano un mondo complesso che mi era in gran parte sconosciuto. Negli anni, mi erano arrivati gli echi di situazioni dolorose, di persone speciali come Barbieri, di guerre e devastazioni, di emigrazioni, di vite in mare simili a quelle narrate. Quante volte tutti noi che abbiamo navigato tra Lussin Piccolo e Le Incoronate fuori stagione abbiamo visto gli uomini del paese seduti davanti al piccolo bar della piazza principale dell’isola? Sicuramente non ci sarebbe stato possibile costruire su quel loro essere un racconto speciale. Ma, chi naviga lungo costa o tra le isole, chi si ferma nelle baie o nei porti per poche notti difficilmente arriva a una vera conoscenza delle persone, del loro vissuto sociale, della storia della loro comunità, del loro passato.
I racconti di Adriatico mi hanno avvinto, l’umanità che è sottintesa a tutte le storie mi ha coinvolto. Non riuscivo a spegnere la luce. Leggere queste storie è un po’ come guardare l’esercizio perfetto di una ginnasta. Tutto sembra così semplice, quasi banale. Ma, dietro a ogni racconto di Adriatico c’è una conoscenza storica approfondita, una documentazione lunga e articolata. Non c’è solo il professore universitario ma anche un giovane antropologo appassionato, un mediatore culturale, un esperto di migrazioni, un camminatore curioso e testardo. Ricostruire il contesto storico corretto, che regge tutti i racconti, ha sicuramente richiesto all’autore anni di lavoro di ricerca, mentre trovare spunti originali così diversificati deriva sicuramente dalla frequentazione diretta e non superficiale di luoghi e persone. A mio avviso mancano, per rendere il volume perfetto, alcune cartine geografiche che permettano al lettore meno esperto dei luoghi di seguire le vicende raccontate senza ricorrere continuamente, come ho dovuto fare, alle carte di navigazione e a un atlante.

Ida Castiglioni

SEZIONE LIBRI NARRATIVA

1° classificato

1° classificato E’ un po’ come andare sulle montagne russe leggere questo  gradevolissimo libro.
Si prova infatti ogni genere di sentimento, gioia, paura, stupore, angoscia, malinconia, vicinanza.  Il tutto sapientemente miscelato, fino a toccare corde più profonde. C’è l’amore per la propria famiglia,  il desiderio di avventura, il coraggio di mollare tutto senza lasciare nessun affetto alle spalle, ma portandoli tutti con sè, non solo il proprio compagno, ma anche una figlia di sette anni ed un neonato, ebbene sì, un neonato vero e proprio.  Sono  questi quattro personaggi  lungo tutto il viaggio  in barca  tra oceani e paradisi tropicali a dare l’ossatura della storia, la loro normalità e allo stesso tempo il loro grande spirito di adattamento: pazienza se la scuola si fa a bordo con la mamma maestra che maestra non è, pazienza se i malanni si curano alla bell’è meglio, eventualmente facendo  scali strategici  per ricomporsi. Tanto a compensare ogni difficoltà c’è la bellezza della natura, i rapporti umani con sconosciuti meravigliosi, il pathos dell’avventura, tutto con un bimbetto che affronta le cose adagiato in un’amaca a bordo.  E così si dimentica l’incidente automobilistico occorso ad Elena prima di partire che quasi l’ha uccisa, si dimentica che lei e il suo compagno Claus per poter fare il viaggio hanno venduto una redditizia agenzia pubblicitaria, si va e basta.  Ma poi si torna e allora la normalità viene rivista e corretta, tanto con l’ anima più ricca in qualche modo si galleggia sempre.

Elisabetta Strickland

2° classificato ex aequo

Carlo Romeo

Immagino l’autore, Carlo Romeo, divertito mentre scrive i piccoli racconti raccolti in Di Mare, Barche e Marinai.

Un occhiello ci dice che sono cento storie per prendere il largo, e sono cento brevi racconti, pensieri, consigli, fatti di ordinaria superstizione e aneddoti di chi il mare lo vive tutti i giorni o di chi naviga per passione.

Alcune certo vere, altre si perdono nelle leggende o nelle antiche credenze, ed è bello cullarsi nel dubbio sulla veridicità o meno. Si capisce che  sono storie vissute, anche le “ chiacchiere di banchina” giurerei che sono raccolte di prima mano, e ogni volta è bello scoprire che si può continuamente imparare qualcosa dalle altrui esperienze in mare.

Sarà perché questi brevi racconti sono scritti con una certa felicità stilistica che uno tira l’altro e il libro scivola via veloce . Il  lettore si trova comunque sempre immerso nell’ambiente marino, in tutte le sue sfaccettature .”

Emanuela Di Mundo

 

 

2° classificato ex aequo

 

Baule di Conrad

Le due citazioni, un proverbio marinaresco e un pensiero dello stesso Joseph Conrad protagonista del libro di Dario Pontuale, rappresentano perfettamente lo spirito con cui l’autore affronta il suo impegnativo frugare nel baule da marinaio dello straordinario scrittore polacco di nascita e inglese d’adozione. Il proverbio anzitutto ricorda che “Gli uomini si dividono in tre specie: i vivi, i morti e quelli che vanno per mare”. Conrad, dal canto suo afferma che “Il mare non è mai stato amico dell’uomo. Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza”.
E’ questo che Pontuale ha cercato esaminando minuziosamente da cima a fondo il contenuto della cassetta di legno con incise sul fianco le iniziali JTKK di Jozef Teodor Konrad (col K) Korzeniowski il nome della prima vita dell’ufficiale della marina britannica che dopo l’ultimo sbarco nel 1894 rimase definitivamente a terra per iniziare all’età di 37 anni una vita del tutto diversa di grande scrittore come tutti lo conosciamo. La sua navigazione successiva fra le righe di migliaia di pagine ispirate fatalmente a quei vent’anni di mare vissuti in precedenza, non sarà come sappiamo meno impegnativa ma ugualmente intensa e ricca di storie straordinarie.
Sono appunto le storie che una dopo l’altra l’autore di questo appassionate “inventario” dei segreti più intimi di Conrad estrae con meticolosa attenzione dal baule, uno a uno, come annuncia lui stesso, cominciando dalle foto di famiglia. Di qui, fino alla misteriosa biglia sul fondo del baule passa in 14 rapidi ma intensi capitoli la storia e l’intera personalità del marinaio scrittore come appare da una foto che giace anch’essa sul fondo del baule e che Dario Pontuale non poteva descrivere meglio:
“La posa dell’uomo incanutito è di ineffabile nobiltà, difficile credere sia un marinaio consumato. Oltre a essere un lavoratore del mare, infatti, è anche un faticatore della scrittura, assorto in una postura più adatta al portamento di un romanziere affermato, piuttosto che a quella di un ufficiale di lungo corso.” E, continua Pontuale, “Nonostante la conquistata celebrità, però, pure dopo il congedo dai velieri, ha continuato a rinchiudere il proprio passato dentro una vecchia cassetta da marinaio. Le origini non si possono cambiare , semmai nascondersi; la vita segue i ricordi, quasi mai il contrario”.  
Un libro, questo Baule di Conrad, che si legge d’un fiato e che poi si ha voglia di rileggere di tanto in tanto aprendolo a caso fra un capitolo e l’altro.”  

Claudio Nobis

SEZIONE LIBRI JUNIOR

1° classificato

 

Massimo Minella

Si dice che nella botte piccola si conservi il vino buono. Un proverbio che ben si adatta a questo libro, agile per dimensione ma profondo per contenuti.

L’autore racconta con stile e vivacità narrativa storie drammatiche e commoventi appartenenti a un passato che gli adulti hanno dimenticato o forse rimosso, anche se non è così lontano nel tempo, e che sono totalmente sconosciute ai più giovani.

Confucio scrisse: “Studia la storia se vuoi prevedere il futuro”. C’è ancora purtroppo un pezzo della storia patria, la più recente, che è ignorata sia dalle scuole che dalla cultura. Massimo Minella rimedia in parte ad alcune lacune. Il testo è accompagnato da preziose immagini fotografiche, copie anastatiche della stampa del tempo, disegni e illustrazioni.

Il libro di Minella è uno di quelli che non può mancare nella libreria di un giovane ma anche tra i testi dell’appassionato di mare e di storia.

Max Gregori

 

SEZIONE ARTICOLI “CULTURA DEL MARE”

1° classificato

 

DANIELE BUSETTO per l’articolo “Le Navi dei papi” pubblicato sulla rivista “Nautica”.

Nonostante che lo sviluppo costiero della penisola italiana e delle sue isole si aggiri sui 7458 km , elemento più che sufficiente per fare dell’Italia una nazione marinaresca per eccellenza , si è purtroppo persa nel tempo conoscenza di questa antica storia di mare, uomini, costruzioni : la cultura del mare che questo premio giornalistico – letterario vuole promuovere. L’Italia come nazione unitaria ha storia recente,  gli stemmi delle quattro repubbliche marinare (dovevano essere cinque comprendendo Ragusa)  compaiono sulle bandiere della marina solo alla fine del 1947 , quasi a coprire la toppa costituita dalla rimozione dello stemma Sabaudo  più che a far memoria di antiche tradizioni marinaresche. Poco o punto conosciute sono le storie legate ad alcune marinerie pre-unitarie e soprattutto allo Stato della Chiesa. Le navi dei Papi, la storia millenaria della marineria pontificia. Daniele Busetto, ufficiale superiore della marina militare in congedo , è  già noto alla Giuria del Premio Marincovich , avendo già vinto nel 2014 con un articolo su J.F. Kennedy “Il Presidente marinaio”, finalmente ci illumina ed ci  istruisce su questo tassello meno noto della storia delle marinerie italiane. Un ottimo lavoro di ricerca e di divulgazione attraverso le pagine della rivista Nautica . Complimenti a Busetto ed un grazie per aver scovato storie meno note anche agli appassionati di storia della marineria  a 360°. Personalmente plaudo  l’esortazione di Busetto a dotare di Roma di un Museo Navale Nazionale  da realizzarsi nei locali del ex Arsenale Pontificio situato a Porta Portese in fregio al Tevere (lo vidi non molti anni fa trasformato in deposito materiali edili e magazzino di una carrozzeria, un uso improprio con una curiosa storia alle spalle: l’arsenale nel 1798 venne infatti utilizzato come magazzino delle opere d’arte rubate da Napoleone, in attesa di spedirle in Francia). In attesa della realizzazione di tale museo (per il momento solo in fase di progetto)  sarebbe bello vedere riaperto il Museo della Nave Romana di Fiumicino – poche centinaia di metri da una aeroporto che  ha visto nel 2015 un traffico di 40.4 milioni di passeggeri.  Con un minimo di pubblicità  il Museo non vivrebbe solo dei biglietti staccati , ma permetterebbe di creare reddito.  Storia ed arte, il nostro petrolio… o no ?

Sergio Abrami

SEZIONI ARTICOLI “NAVIGAZIONE”

1° classificato

 

ROBERTO NEGLIA per l’articolo “Not all is lost” pubblicato sulla rivista “Nautica”.

Il corretto posizionamento della zattera di salvataggio, dare un adeguata sistemazione alle dotazioni di sicurezza, le caratteristiche che devono avere la life line e la cintura di sicurezza, cosa fare in caso di capovolgimento della barca, sono tutte informazioni molto importanti che, in genere,  troviamo scritte in noiosi manuali o regolamenti di sicurezza e, pertanto, tendiamo a dimenticarle.
In “Not all is lost”, non tutto è perduto, Roberto Neglia riesce invece a comunicare in modo efficace l’importanza di preparare la barca e noi stessi nell’eventualità di una situazione difficile e drammatica come un naufragio, coinvolgendo il lettore nel racconto di due sbulbamenti, eventi che, come lascia intuire questa strana parola, consistono nella perdita del bulbo di una barca a vela che determina il repentino ribaltamento della barca, a cui inevitabilmente seguono fasi molto concitate che culminano con l’abbandono del mezzo.
In “Not all is lost” Roberto Neglia è capace di far emergere dalla cronaca di questi drammatici eventi,  per fortuna a lieto fine, “molti dettagli ed indicazioni utili su come prepararsi ad affrontare un imprevisto, anche il più grave”, come scrive egli stesso all’inizio del suo articolo. Tutto ciò è possibile perché Roberto Neglia accompagna alla sua perizia di cronista la grande passione per il mare e le barche, le barche a vela in particolare che conosce profondamente anche dal punto di vista tecnico. E si vede!

Andrea Mancini

PREMIO SPECIALE ALLA SOLIDARIETA’ IN MARE


Catia pellegrinoJPG

Il Premio speciale alla solidarietà in mare quest’anno va a “La scelta di Catia” un diario di bordo scritto con passione e responsabilità dal Tenente di Vascello Catia Pellegrino al comando di Nave Libra, il pattugliatore che l’11 ottobre del 2013, prima che nascesse la missione “Mare Nostrum”, ha tratto in salvo oltre 200 migranti durante un naufragio nel Mediterraneo.

Un premio a Catia, prima donna Comandante, simbolo di una Marina che con tenacia salva vite umane. Non sono stata io a trovare questo libro ma è lui che mi è venuto incontro al Salone del libro di Torino…

L’ho letto tutto d’un fiato e quando sono arrivata all’ultima riga ho deciso, dato che ne ho la facoltà, di assegnargli il Premio Speciale.  Lasciare il porto ad ogni segnalazione di emergenza, senza pensare alla stanchezza ma solo con la voglia e la possibilità di salvare vite umane: questa la sua missione. Non sempre è stato possibile, ma Catia ci ha provato con tutte le sue forze.”

Patrizia Melani Marincovich

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