Premiazione della 6° edizione – 22 aprile 2015
PREMIO GIORNALISTICO/LETTERARIO CARLO MARINCOVICH
6° EDIZIONE – 22 aprile 2015
Benvenuto da parte del Capitano di Vascello Roberto Bottazzi Schenone al Circolo Ufficiali della Marina
Patrizia Melani Marincovich:
E’ la 6° edizione del Premio nato per ricordare Carlo. Già la 6° edizione, da non credere sia come vola il tempo, sia come il Premio cominci a “decollare”. Lo conoscono gli autori che scrivono di mare, cominciano a conoscerlo gli editori. Se nei primi anni, girando per gli stand del Salone del Libro di Torino facevo fatica a parlare con qualcuno, dopo la visita del 2014 sono tornata con 4 libri per il concorso. E in questa edizione i libri analizzati sono stati 19: 9 per la saggistica, 7 per la narrativa e 3 per la sezione Junior dove c’è stata grande battaglia, sul filo dei centesimi. C’è più attenzione, c’è più sensibilità nei confronti del mare? Sicuramente si, e questo piccolo Premio va nella direzione giusta. Come al solito un grande grazie va agli Armatori, agli atleti, ai Circoli ed alle Associazioni che contribuiscono a rendere questo Premio diverso e speciale. Con i loro “cimeli” permettono di far rivivere la vittoria sportiva, anche nel nome di Carlo. Grazie alla Giuria che mi sopporta e che sottopongo a maratone di lettura. Grazie a tutti per la pazienza e per il tempo che avete dedicato a quest’impresa che, a quanto pare continua a crescere come Premio letterario che giornalistico. Alla 6° edizione del Premio, nelle due sezioni giornalistiche hanno partecipato 12 articoli, e purtroppo solo due di essi hanno raggiunto un punteggio degno di essere premiato. E poi ringrazio la Marina per aver “adottato” questo Premio dedicato a scrittori e giornalisti che con i loro libri e articoli ci emozionano raccontando storie di mare.
Questa edizione del Premio inizia con la consegna del “premio speciale” alla solidarietà e al rispetto del mare ad un libro inchiesta scritto con passione e competenza da Niccolò Carnimeo, il nostro inviato nella più grande discarica del Pianeta. Un libro “potente” che ci racconta ciò che infondo abbiamo sempre saputo ma che per cialtroneria ed ignavia non vogliamo vedere. “Come è profondo il mare” (dalla stupenda canzone di Lucio Dalla) parte dall’Isola di plastica nel nord del Pacifico, vero insediamento/pattumiera dove grazie (o per colpa) delle correnti si ammassa ciò che è plastica e ciò che galleggia, per raccontarci tutto il male che subisce la “catena alimentare” in ogni mare del Pianeta. Un libro che toglie il respiro e che fa riflettere sul nostro futuro.
Consegna il premio la Signora del Mare: Rosalba Giugni che con la sua associazione Mare Vivo difende il mare, gli abissi, i suoi abitanti, le coste e si è posta la missione di educare adulti e bambini al rispetto di questo bene immenso che ci è stato affidato. Anche il premio è un oggetto speciale: “Acrilico del Maestro Piergiorgio Baroldi su forcola da gondola veneziana originale del primo ‘900”, della flotta della Reale Società Canottieri Bucintoro 1882 di Venezia.
Si prosegue con le “sezioni articoli”. Sui 12 articoli presentati al Premio, solo 2 hanno raggiunto un buon punteggio.
Alessandro Rinaldi, responsabile del settore Vela d’altura del Circolo Canottieri Aniene di Roma e skipper, consegna Il borsone e la giacca della divisa dell’equipaggio del TP52 Aniene 1° Classe che nel 2012 vinse tante regate e soprattutto la Barcolana in classe 0 a Giovanni Panella 1° classificato nella sezione “storia del mare”, con l’articolo “Memorie del Porto”: un bel racconto sulla Genova che non c’è più pubblicato su Nautica. Legge la motivazione Sergio Abrami:Giovanni Panella è un recidivo. Non è la prima volta che i suoi scritti vengono premiati al Marincovich. Questa volta, per di più, ha vinto con distacco. La sua capacità di scoprire storie interessanti, misconosciute ai più e di narrarle con grazia, facendoti rivivere atmosfere, sensazioni di un tempo che fu è davvero impagabile. Quest’anno ci ha portato in porto a Genova, facendoci conoscere il microcosmo delle imbarcazioni di servizio. Chiatte , maone, pernaccini, gozzetti vari uso trasporto passeggieri, uso ristorazione ambulante: tutte imbarcazioni di servizio scomparse per evoluzione del sistema trasporti e trasferimento di carico. Stocche e bacilli! E qui non si parla dei vibrioni ma del cibo (stoccafisso e ceci secchi) venduto sotto bordo. Un mondo scomparso che solo la maestria e la capacità di ricerca storica di Panella hanno saputo far rivivere sulle pagine di una rivista di Nautica. Grazie Panella!
PS : è un piacere sentir raccontare cose di mare con i termini appropriati e senza paura di sembrare snob. Il premio Marincovich nel settore articoli Cultura del Mare è decisamente ampiamente meritato. Aspettiamo però rincalzi, giovani autori folgorati dalla passione per la cultura del mare a 360°: coraggio fattevi sotto! Il Premio Marincovich nasce anche e soprattutto per voi !
Edoardo Recchi, direttore sportivo dello YCCS consegna la serigrafia di Nespolo realizzata in occasione dei 40 anni dello Yacht Club a Giacomo Giulietti, 1° classificato nella sezione “navigazione” con l’articolo “13 grandi velisti scomparsi in mare”: storie di uomini che al mare hanno dato la vita e che vale la pena ricordare, apparso su Sailing & Travel Magazine. Legge la motivazione Emanuela Di Mundo: per averci riportato alla memoria 13 grandi scomparsi in mare. Senza retorica ha raccontato le storie da Joshua Slocum, primo navigatore in solitario scomparso in Atlantico nel 1909 ad Andrew ‘Bart’ Simpson che ha lasciato la sua vita nella baia di San Francisco nel terribile incidente che ha coinvolto il catamarano Artemis in allenamento per Coppa America, nel 2013. Storie che vengono dal passato e che si uniscono a quelle recenti, a sottolineare che l’amore l’avventura, le grandi imprese e il richiamo del mare quale elemento imprescindibile sia comune ai navigatori di ogni epoca. Nei brevi racconti di questi uomini scritti fluidamente eppure così coinvolgenti, si mette in luce come per ognuno di loro l’acqua, il vento, le onde, le correnti siano stati elemento guida della propria esistenza e come non ci sia esperienza in mare che possa garantire la sopravvivenza.
Ed ora passiamo ai libri. Battaglia nei punteggi. Un 1° premio e 2 pari merito nelle sezioni saggistica e narrativa. Un 1° premio sul filo dei centesimi nella sezione Junior.
Fiorella de Septis d’Ippolito, Presidente del Comitato Organizzatore della Venezia-Montecarlo di motonautica consegna il crest commemorativo realizzato per il settecentesimo anniversario del Principato di Monaco a Paolo Ganz, 2° classificato nella sezione narrativa con “Taccuino dell’Adriatico” edito da il Mare di Carta. Legge la motivazione Andrea Mancini: prima di tutto permettetemi di iniziare raccontandovi la mia grande sorpresa nello scoprire di essere tra i giurati che hanno espresso il punteggio più alto per “Piccolo taccuino Adriatico ed avere dunque anche l’onore e l’onere di scriverne la motivazione. Perché il libro di Paolo Ganz parla di un mare, l’Adriatico appunto, a me sconosciuto se non per i vaghi ricordi scolastici o per aver percorso l’Adriatica, l’autostrada naturalmente. Oppure per essere stato uno dei tanti turisti che ha visitato una delle splendide città che vi si affacciano, a partire dalla più nota: Venezia! Ed è proprio Venezia, con la sua storia e la sua grandezza, ad accompagnare il lettore in questo viaggio che si snoda lungo le coste orientali dell’Adriatico, fino ad arrivare in luoghi come Spalato o Zara dove Venezia si ritrova dietro ogni pietra. Un viaggio in un mare che, non a caso, una volta era chiamato golfo di Venezia. Un viaggio silenzioso, lento, malinconico che desta meraviglia ed in cui l’unico rumore è lo sciabordio della storia, come racconta Sergio Tazzer nella prefazione al libro. “Piccolo taccuino adriatico” non ha una trama, non racconta una storia, ma, come ci dice il titolo, è un taccuino dove l’autore ha riportato le sensazioni e le emozioni suscitate dai porti e dalle osterie, dai relitti dei naufragi e dai fari abbandonati, luoghi dove tante storie hanno avuto luogo. In quei luoghi si intravedono le vicende raccontate nei libri di storia, le tante battaglie e guerre lontane combattute fino agli orrori delle foibe o ai drammi più recenti del conflitto Jugoslavo. Ma soprattutto si respirano e si assaporano le storie degli uomini e delle donne che hanno vissuto, sofferto ed amato lungo queste coste e su questo mare. Sono le loro vite e le loro emozioni le vere protagoniste che, in un disordine armonioso, vengono a galla dai ricordi di un palombaro o dai racconti di un oste, o ancora più semplicemente dall’aria che si respira in quei luoghi. Di Adriatico sapevo veramente poco e non avevo ricordi o emozioni personali legate a quei luoghi… emozioni e sensazioni che invece “piccolo taccuino adriatico” mi ha regalato.
l’Ammiraglio Sergio Caruso, Direttore Generale della Lega Navale Italiana consegna il bozzello originale recuperato dalla Sezione di Grado della Lega Navale in occasione del restauro del trabaccolo “L’isola d’oro” a Roberto Soldatini, 2° classificato nella sezione narrativa con il libro “la musica del mare” edito da Nutrimenti. Legge la motivazione Elisabetta Strckland:C’è modo e modo di raccontare un viaggio in barca a vela nelle isole greche. La loro bellezza è tale che anche solo descrivendo i luoghi si può scrivere un testo accattivante. Ma se nel semplice diario della crociera si è cosi abili da infilarci tutta la propria vita, le proprie passioni, l’amore per la musica, allora il mare stesso diventa musicista, perché è appunto della musica del mare che tratta questo delizioso libro di Roberto Soldatini, apprezzato direttore d’orchestra, compositore e violoncellista. Lo dice benissimo lui stesso: “Il suono del vento, quello che genera gonfiando le vele o facendo vibrare sartie e drizze, il suono delle onde che si infrangono e quello dello scafo che le solca. Tutto questo è già una musica. Con i suoi ritmi, le sue melodie, la sua polifonia, le sue armonie. Bisogna ascoltarla attentamente, la musica del mare. Solo quando la si ha dentro la si può riprodurre, in qualche modo, suonando, componendo. Tornando così a far parte della natura, dell’universo, del tutto.” Fa bene all’anima questo libro, induce a pensare che si può trovare un equilibrio interiore facendo armonizzare tutto ciò a cui si tiene maggiormente. E va anche detto che è un piacevole diario di viaggio, ricco di incontri, immagini, impressioni, il cui effetto è quello che dovrebbe sempre avere un resoconto del genere: spingerci a mollare gli ormeggi e dischiudere l’anima alla poesia con l’aiuto millenario del mare.
Riccardo Ballesio chairman Environmental Working Group UIM (federazione Internazionale di Motonautica) consegna l’elica del Motoscafo classe 125, di Alex Zilioli, vincitore, in modo rocambolesco, del Campionato Mondiale 2014 a Lake Alfred in Florida, ad Attilio Albeggiani figlio di Sergio Albeggiani, autore de “Le isole lontane” edito da Mursia, 1° classificato nella sezione narrativa. Legge la motivazione Claudio Nobis* – Una brevissima premessa: mi sembra anzitutto che il 2014 sia stata un’ottima annata per la letteratura del mare e non è stato facile, più che nelle precedenti edizioni del premio Marincovich, scegliere fra i testi candidati in tutte e tre le sezioni e in particolare in quella della narrativa. Tutti obiettivamente da leggere e, non a caso, distanziati nella classifica finale da un pugno di voti in alcuni casi in foto-finish. In fondo è proprio questo il bello delle competizioni. Personalmente ho dato il mio punto in più a LE ISOLE LONTANE di Albeggiani per diversi motivi, a cominciare dal titolo. Chi, navigatore o meno, non ha sognato prima o poi quelle isole non meglio identificate quanto irraggiungibili per i più? <Sono dentro di noi e non ce ne accorgiamo> spiegavano senza retorica Sergio e Licia Albeggiani protagonisti e eroi “borghesi” di un racconto lungo tre anni e 30.000 miglia intorno al mondo descritti in 338 pagine davvero coinvolgenti. <Un modesto racconto> lo definì lo stesso autore purtroppo scomparso nel 1989 a Las Palmas mentre si preparava a un nuovo viaggio. Il fascino di questo libro, a mio parere, sta proprio nella smitizzazione di un’impresa, altrimenti audace e spericolata, dedicata non alla sua celebrazione ma a una esperienza di vita reale fra persone e paesaggi diversi teoricamente alla portata di tutti. Non è il primo e non sarà l’ultimo racconto di chi un giorno ha scelto o sceglierà di lasciarsi alle spalle il mondo convenzionale, ma non è un diario di bordo secondo lo schema più classico, è piuttosto un sereno diario di vita vissuta con tutti gli inevitabili alti e bassi quotidiani semplicemente trasmessi da una dimensione diversa e narrati, come ha scritto Pasquale Cuffaro nella prefazione <con il bonario scetticismo di chi non si prende troppo sul serio e sa vedere sul rovescio di ogni dramma la commedia con il raro, impareggiabile gusto di vivere>. C’è però anche un’ultima motivazione che è la mia confessione di un piccolo inevitabile conflitto di interessi: quando Albeggiani racconta la scelta della barca poi battezzata Lisca Bianca II scrive: <Fu così che su un vecchio numero di Forza 7 del 1970 avemmo occasione di leggere un servizio sul Tahiti Ketch…> e più avanti aggiunge <tramite Forza 7 entrammo allora in contatto con Giorgio Stermini…>. Un legame in più con questa storia che avrei comunque premiato.
*Claudio Nobis è stato con Fabrizio Ricci e Carlo Marincovich (che ne era anche il direttore) l’editore di Forza7 dalla fondazione fino al 1978.
Il Contrammiraglio Riccardo Guarducci dell’Ispettorato di Sanità Militare consegna il pezzo di una paratia strutturale dei ballast centrali di Vento di Sardegna, la barca con cui Andrea Mura, in occasione della Twostar ha stabilito il nuovo record assoluto di percorrenza in 12 gg e 11 ore sulla tratta Plymouth – Newport a Franco Masiero, 2° classificato nella sezione narrativa con il libro “Adriatico per sempre” edito da il Mare di Carta. Ritira il premio Paolo Ganz che legge un messaggio di Franco Masiero: Ho ancora vivissime nel ricordo le conversazioni con Carlo Marincovich. Si parlava di mare e di barche, naturalmente, e anche molto di Venezia. E’ stato prima con FORZA 7 e soprattutto più avanti, al tempo del suo lavoro a REPUBBLICA. Era sempre un piacere sentirlo, e anche se lui aveva la cortesia di volermi considerare un esperto di cose veneziane consultandomi su qualcosa in argomento, finiva sempre che era lui ad affascinare me con le tante cose che aveva da dirmi. E’ stato un bell’incontro, molto umano e fertile. E dunque, anche se purtroppo non posso fregiarmi che in parte minima dell’onore di queste parole, vorrei comunque sentirlo come un amico e un maestro. Per questo, dispiaciuto di non poter essere con voi di persona, vi ringrazio di cuore e vi stringo la mano: il mio libro e io siamo onorati e orgogliosi di essere stati accomunati al nome e al ricordo di Carlo Marincovich. Ciao Carlo, chissà, saremo insieme nel vento. La motivazione è redatta da Ida Castiglioni: Franco Masiero ha sicuramente avuto un capolavoro con cui confrontarsi, quel Mediterraneo di Braudel che ha pervaso molte delle nostre vite. Ma è riuscito a sostenere il confronto e a proporre una rilettura della storia articolata, moderna e affascinante. Il suo Adriatico è meno dispersivo, persino più ricco, e ci si trova di fronte allo scrivere incisivo di chi lo fa per mestiere e lo pratica per passione. Assieme all’autore, attraversiamo il mondo complesso che sta attorno e dentro questo mare, pieno di episodi sconosciuti, con racconti su luoghi e città che ci lasciano sorpresi. Si parte dai primi colonizzatori e attraverso guerre e battaglie, marinai e monaci, pirati e naufraghi, commercianti e pellegrini, si arriva alla storia di grandi città come Venezia, Ragusa e Otranto. Ma Adriatico vuol dire soprattutto navi e porti, Trieste e la Dalmazia, e quel legame non sfilacciato tra Occidente e Oriente. Il libro analizza la dimensione culturale che si viene a creare nei secoli, e che si sviluppa attorno alla concretezza di una realtà geografica. Lasciano sorpresi e si leggono con grande interesse le parti che riportano le storie di schiavi, marinai e monaci, e le pagine in cui l’autore racconta di cacciatori di uomini, dai pirati ai MAS e ai migranti. Un libro che raccoglie con attenzione le sfaccettature inedite della storia dell’Adriatico, la nostra.
L’Ammiraglio di Divisione Alberto Bianchi Vice Direttore della Direzione di impiego del Personale M.M. consegna una maglia della catena della nave Astice impiegata in operazioni costiere e di addestramento degli allievi Ufficiali a Francesco Durante, 2° classificato nella sezione narrativa con il libro “OH Capitano!” edito da Marsilio. Legge la motivazione Sergio Abrami Questo è un saggio che mi ha realmente appassionato, sono un progettista nautico con la passione per la storia a 360° , quindi non solo quella legata alla cultura del mare, alla architettura navale, ma soprattutto quella che si concretizza in storie minori di personaggi spesso dimenticati. Quella raccontata in questo saggio storico di Francesco Durante ( che purtroppo conoscevo solo come traduttore dei romanzi di John Fante ) è una di quelle. Per alcune analogie la ho associata a quella del fiorentino Filippo Mazzei ( 1730-1816 ) uno dei padre della Costituzione Americana, personaggio più conosciuto negli USA che in Italia … Celso Cesare Moreno, mi vergogno di dirlo : mai sentito nominare. Una vita dire avventurosa è dire poco. Nella seconda metà degli anni ’60 del XIX secolo un giovane capitano di marina si presentò ad esponenti del Governo italiano, e allo stesso re Vittorio Emanuele II – in quel di Firenze allora capitale del Regno d’Italia – suggerendo il protettorato dell’Italia sul Sultanato di Aceh, nel nord di Sumatra. Quel capitano si chiamava Celso Cesare Moreno, ed era il genero del Sultano Ali Alauddin Mansur Syah, avendone sposato la figlia. Vita avventurosa e di respiro internazionale : nato a Dogliani CN, nel 1831, studiò a Genova per divenire capitano di marina. Dopo aver partecipato alla guerra di Crimea con le truppe del Regno di Sardegna, navigò verso l’Asia. In India si trovò coinvolto nella rivolta dei Sepoys contro la Compagnia delle Indie, conoscendo e frequentando il leader dei ribelli, Nana Sahib. Incredibile poliglotta, visse una vita costellata di episodi in bilico tra avventura, legalità ed intrighi internazionali. Ho motivo di credere che il fantasioso, ma non troppo Salgari si ispirò a Cesare Moreno per più di un romanzo. Ma non voglio togliervi il piacere della lettura anticipandovi troppi spunti. Tutti doviziosamente documentati, inclusi i verbali del Congresso degli Stati Uniti. La storia delle Hawaii , 50° stato USA , è stata influenzata da Cesare Celso Moreno. Forse mancherà il “sapore del mare” ( è una delle voci del nostro form di valutazione), ma in quanto avventura, ricerca ecc sono tanti i punteggi alti che hanno portato questo saggio al secondo posto nella speciale classifica del Premio Marincovich. Ottimo e poderoso lavoro di ricerca a più mani iniziato in team work con lo storico USA Rudolph J. Vecoli prematuramente scomparso nel 2008 e portato a termine dal “nostro” Francesco Durante – che insegna Cultura e letteratura degli Italiani d’America alla Università di Napoli.
Francesco Longanesi Cattani di Prada – Luna Rossa consegna a Cino Ricci l’alloggiamento in carbonio contenente le pulegge su cui passano i cavi per tirare su e giù i foil del Catamarano AC 72 Luna Rossa – Finalista nelle regate di selezione dei Challenger nella 35° America’s Cup – San Francisco – 2013 e a Fabio Pozzo la ruota dentata di trasmissione in alluminio su cui sono inserite le maniglie del piedistallo del coffee-grinder, sempre del Catamarano AC 72 Luna Rossa, autori del libro “Odiavo i velisti” Longanesi editore, 1° classificato nella sezione saggistica. Ritira il premio Fabio Pozzo che legge un messaggio di Cino Ricci trattenuto a Ravenna da esami diagnostici improcrastinabili. Fabio Pozzo legge il messaggio di Cino Ricci: Sono desolato di non poter essere presente all’assegnazione di questo premio “Carlo Marincovich” che lo considero come un grande onore. Questo libro é nato dopo molti anni di incontri e scontri con Fabio, prima non avevo mai scritto nemmeno una virgola di fatti personali. Ancora di più mi dispiace di non essere presente perché Carlo era un amico con il quale ho passato tante ore a scambiare pareri e discutere su tanti argomenti: a lui interessava la vela per raccontarla, io gli davo quanto gli serviva e lui mi apprezzava per la sincerità e le frasi taglienti su fatti e persone del mio mondo. Lui era per me la possibilità di un confronto su come vedevo il mondo della vela, i suoi protagonisti e le grandi regate che affrontavo, soprattutto l’America’s Cup. Con lui, che conosceva vita e miracoli della F1, mi toglievo molte curiosità perché, da buon romagnolo, il mondo dei motori mi ha affascinato fin da bambino. La sua conoscenza, sia dell’AC che della F1, non si riduceva solo ai fatti dell’epoca, ma andavano a risalire alla storia; e così discutevamo a volte sui valori degli uomini e delle macchine, da Nuvolari a Caracciolo, Fangio, l’Auto Union, la Maserati poi la Ferrari, i grandi piloti inglesi nello spazio dagli anni trenta agli anni sessanta. E lo stesso sull’AC, Lipton, Sopwith, Vanderbilt, i J class, i 12 metri, Bic,ecc….fino ai Maxi Yacht dei tempi di Gardini. E non esserci con voi é per me una sconfitta, non voluta, ma sempre una sconfitta. Legge la motivazione Massimo Gregori: Ricci è una leggenda vivente della vela e sarebbe stato facile per lui scrivere un libro autocelebrativo. Invece, con la modestia dei grandi, e segnatamente dei grandi marinai, racconta la sua storia, attraverso la penna magistrale di Fabio Pozzo, con auto ironia, a partire dal titolo del libro. “Odiavo i velisti” è uno spaccato della vela d’antan, ricco di aneddoti, di incontri e di personaggi di rilevo verso i quali Ricci ha sempre un atteggiamento distaccatamente signorile, anche quando si tratta dell’avvocato Agnelli che non ha un soldo per pagare il conto al ristorante, o del dottor Gardini o di altri miti della vela. Nel racconto la sua vita di bambino e di ragazzo a Cervia risuonano chiari gli echi di un gusto tutto romagnolo per la battuta e lo scherzo, mediati dalla ligure compostezza di Pozzo. Un bel libro, sicuramente da leggere.
Il Capitano di Vascello Crescenzo Enrico Sancilio del Comando Marittimo della Capitale consegna il modello in scala reale del perno della deriva del prototipo Mini 650 per il progetto Mini Transat, skipper Alberto Bona dello Yacht Club Italiano a Brando Quilici, 1° classificato nella sezione cultura del mare Junior con il libro “l mio amico Nanuk” edito da Sperling e Kupfer Legge la motivazione Elisabetta Strickland: sono state scritte molte storie di amicizia tra bambini e animali, ma un cucciolo di orso polare non è proprio il genere di creatura usuale a rapporti sentimentali tradizionali. Eppure in questo libro fresco come le distese di ghiaccio che fanno da sfondo alla vicenda, tutto sembra naturale. Luke, il protagonista, è quello che è, un ragazzino in cerca del proprio posto del mondo; che poi decida di fare questa ricerca partendo da solo sulla banchisa ghiacciata su cui si intrecciano un’infinità di piste che seguono le insenature della costa del Canada settentrionale, certo, sceglie una cornice insolita, ma i suoi conflitti interiori sono eterni nelle loro motivazioni ed espressioni. Luke ha perso il padre, esploratore e pilota in un incidente aereo e anche se la famiglia fa del suo meglio per ricominciare a vivere, lui sente di trovarsi in un luogo ostile; tra l’altro ci è finito per motivi di lavoro dei suoi genitori, infatti anche sua madre è ricercatrice ed esploratrice: lui avrebbe preferito di gran lunga restare a Vancouver con i suoi amici e le sue abitudini. Così quando nel garage di casa trova Nanuk, un cucciolo di orso polare la cui madre è stata catturata dai rangers per essere riportata al Nord, verso Cape Resolute, decide di mettersi alla prova riportando l’orsetto a sua madre. L’avventura in mezzo ai ghiacci è straordinaria e ben raccontata, condita da incontri con animali feroci, balenieri inuit, tempeste e iceberg alla deriva. In tutto questo Nanuk è un compagno di viaggio coraggioso e attento, e quando finalmente si ricongiunge alla madre, si può essere duri quanto si vuole, ma la commozione non si può evitare. Bravissimo Brando Quilici, l’autore, peraltro non nuovo ad imprese letterarie del genere, autore anche di film che sono stati oggetto di copertine su National Geographic, articoli sul New York Times e servizi della CNN. Dal libro è stato tratto un film, ma il libro stesso è un film, in certi punti sembra di sentire il calore dell’orsetto, di vedere il suo sguardo amico. Tutto questo fa molto bene, non solo ai bambini.
PREMIO GIORNALISTICO/LETTERARIO CARLO MARINCOVICH
5° EDIZIONE – 16 aprile 2014
E’ la 5° edizione del Premio nato per ricordare Carlo. Il 2013 è stato un anno di Coppa America, la prima Coppa America senza i racconti, le spiegazioni ed i commenti di Carlo degli ultimi 50 anni, prima su Nautica (nei numeri di settembre, ottobre e novembre 1962), poi su Forza7 ed in fine su La Repubblica. In molti hanno chiesto, nel corso dei mesi di Coppa e anche dopo: “chi sa cosa avrebbe scritto Carlo, chi sa come avrebbe descritto questi mostri del mare”. Difficile dirlo anche se lui era comunque sempre un passo avanti…
Anche nel 2013 ho girato l’Italia per cercare libri da far partecipare, ho visitato librerie, chiesto consigli, contattato editori e sottoposto la giuria a letture forzate. Grazie a tutti per la pazienza e per il tempo che avete dedicato a quest’impresa che, a quanto pare continua a crescere.
Così come un grande grazie va agli Armatori, agli atleti ai Circoli ed alle Associazioni che contribuiscono a rendere questo Premio diverso e speciale. Con i loro “cimeli” permettono di far rivivere la vittoria sportiva, anche nel nome di Carlo. E come previsto e voluto, c’è tanta Coppa America anche nei Premi.
A 30 anni dalla prima partecipazione italiana con Azzurra, a 20 dalla scomparsa di Raul Gardini che con il suo Moro di Venezia è riuscito a portare per la prima volta la Vuitton Cup in Italia e poi Luna Rossa che di America’s Cup ne ha fatte ben 4, ha vinto una Vuitton Cup ed ha sostenuto il Premio Marincovich fin dagli albori. I loro “cimeli” sono qui proprio per ricordare le storiche imprese.
Nella 5° edizione del Premio hanno partecipato 20 libri e 13 articoli, non male per un piccolo Premio, ancora giovane e di nicchia. E ringrazio la Marina per aver “adottato” questo Premio dedicato a giornalisti, esperti e scrittori che con i loro articoli e libri ci raccontano storie di mare.
A due anni dalla sua scomparsa, insieme alla giuria dedico un pensiero affettuoso ad Antonio Soccol, amico e collega di Carlo, ideatore del Premio Marincovich.
IL PROFESSOR LUIGI PAGANETTO, MEMBRO DEL COMITATO D’ONORE PRESENTA LA 6° EDIZIONE
E descrive i premi della 5° edizione
LA PREMIAZIONE
Sezioni articoli
Cominciamo dagli articoli. Sui 13 articoli presentati al Premio, i 4 premi a disposizione (vincono il primo ed il secondo articolo che ottengono il punteggio migliore nelle due sezioni – storia del mare e navigazione) vanno a giornalisti di Nautica, proprio quella rivista nata nel 1961 e che fino al 1968 ha avuto Carlo come vice direttore. Per questo vorrei accanto a me Mario Sonnino Sorisio, editore della testa…
Mario Sonnino Sorisio, per conto di Michele Galli, armatore del IRC 52 B2 vincitore nel 2013 della Copa del Rey e della Rolex Middle Sea Race consegna il “guidone” di questa splendida regata d’altura a Giovanni Panella 2° classificato nella sezione “storia del mare”, con l’articolo “Il tempo dei gozzi”: un bel racconto sulla Genova che non c’è più, sulle sue rive e le sue barche di pescatori
Legge la motivazione Andrea Mancini:
Una barca, una barca d’epoca, può essere vista come un antico strumento di lavoro, come oggetto di interesse storico. Ma, ad occhi attenti ed appassionati, può essere molto di più: la barca può rappresentare il legame con un mondo passato oggi scomparso e diventarne il simbolo. E proprio occhi attenti ed appassionati hanno permesso a Giovanni Panella di salire a bordo del Gozzo Cornigiotto, descrivendo questa barca con rigore storico ed intraprendendo su di essa un viaggio nel passato per raccontare la storia e le trasformazioni di un territorio oggi scomparso, un pezzo di Genova che con le sue barche tipiche, le sue tradizioni, i suoi uomini, rappresenta un pezzo importante della storia e della marineria Genovese. Con delicatezza ed un pizzico di nostalgia, l’autore ci fa così rivivere il tempo in cui le barche avevano veramente un’anima, l’anima degli uomini che affidavano la loro vita ad un piccolo guscio di pochi metri.
Il Dottor Raffaele Chiulli, Presidente dell’Union Internationale Motonautique consegna l’elica dell’UIM F1 con la quale Guido Cappellini ha vinto il Campionato del Mondo nel 2009 a Daniele Busetto, 1° classificato nella sezione “storia del mare” con l’articolo “Il Presidente Marinaio”. A 60 anni dalla sua scomparsa, Busetto ci racconta la passione per il mare di John Fizgerald Kennedy
Elisabetta Strickland legge la motivazione scritta da Ida Castiglione:
L’articolo di Daniele Busetto è il risultato di una ricerca storica seria su un tema di largo interesse e permette di conoscere fatti di cui in Italia erano giunte notizie frammentarie e solo un paio di fotografie, sempre le stesse. Diversamente dagli Stati Uniti, dove la storia è ben nota grazie a un libro e a un film sulle gesta belliche in Marina di Kennedy. Dallo scritto emerge la figura di un presidente che combatte in prima linea durante la 2° Guerra Mondiale, marinaio modello all’inizio e appassionato velista sempre. Un futuro presidente che diventa eroe in Marina quando il pattugliatore PT 109, di cui è comandante, viene speronato da un cacciatorpediniere giapponese nei pressi delle Isole Salomone. JFK con una determinazione e un coraggio non comuni riesce a portate in salvo tutti gli uomini dell’equipaggio: un impegno fisico che comprometterà per sempre la sua schiena. Davvero interessante il racconto dell’esperienza velica di JFK, che da giovane regatò a lungo sulla Star Flash II vincendo regate e aggiudicandosi trofei prestigiosi. Un appassionato di mare che continuò a veleggiare anche come Presidente sul due alberi lungo 19m Manitou, un progetto di Sparkman & Stephens dotato allora dei più avanzati sistemi di comunicazione, che permettevano a JFK di rimanere sempre ‘connesso’. Ma Kennedy veleggiò spesso quando era alla Casa Bianca anche sul Royono, lo yacht del nonno con cui risaliva il Potomac dalla Chesapeake Bay per trovare una tregua dagli affari di stato e un po’ di pace. Tutta la vita privata di JFK rimarrà contrassegnata dalla passione per la vela, a partire dalla piccola imbarcazione di 8m, il Victura, regalo per i suoi 15 anni, su cui cercherà di insegnare la vela alla fidanzata Jacqueline Bouvier e su cui navigherà sempre.
Andrea Mura, al tempo uno dei più giovani velisti dell’equipaggio de Il Moro di Venezia consegna la bandiera del Moro di Venezia, messa a
disposizione dall’Associazione Amici del Moro a Roberto Neglia 2° classificato nella sezione “navigazione” con l’articolo “AC: Show-down di Spithil-Aislie” appassionante cronaca delle imprevedibili regate di America’Cup a San Francisco con gli avveniristici e pericolosi AC72.
Ritira il premio Mario Sonnino Sorisio
Legge la motivazione Claudio Nobis:
Partecipare a un concorso giornalistico con un “pezzo” sulla America’s cup potrebbe essere una
scelta audace e rischiosa per molti autori fra i moltissimi che ne scrivono abitualmente con passione e competenza. Non è stato così per Roberto Neglia che intorno all’edizione 2013 è riuscito a realizzare una vera e propria Tesi oltre che un servizio giornalistico. Esaustivo e al tempo stesso brillante e coinvolgente, scritto con il ritmo di una radiocronaca capace di trasmettere l’essenza, le luci e le ombre di una competizione discussa e movimenta come la Coppa 2013 anche al lettore che non aveva potuto seguire a suotempo il complesso svolgimento delle regate o di farla rivivere con piacere a chi credeva di saperne già abbastanza. Fuori quota una citazione speciale da parte mia va anche all’ottima grafica che contribuisce a fare di questo servizio 9 pagine da conservare.
L’Ammiraglio Paolo Bembo Direttore responsabile della Rivista della lega Navale Italiana consegna il timone dello “Spiffero”, un topo degli
anni ’30, imbarcazione da pesca, tipica delle valli lagunari gradesi a Corradino Corbò , 1° classificato nella sezione “navigazione” con l’articolo “meno sogni più realtà”. Un’analisi puntuale e ben documentata sul futuro della nautica da diporto.
Legge la motivazione Sergio Abrami:
Corradino Corbò, una firma che nel mondo della nautica che non ha certo bisogno di presentazioni, tratteggia con realismo e competenza il futuro scenario della nautica che verrà. E’ la nautica del “dopo-crisi” , un periodo che in molti si erano illusi durasse massimo uno due anni e che invece da oltre un quinquennio marca stretto soffocando tutta l’economia nazionale con particolare accanimento sul “nostro” settore. Nulla sarà più come prima. Ce ne rendiamo conto un po’ tutti : volenti o nolenti abbiamo virtuosamente cambiato molte abitudini. Cambieranno anche le barche. Si ritornerà a misure più facilmente gestibili e forse anche a barche concepite ed usate per lo scopo primario che deve avere una imbarcazione : navigare ! Sostenibilità economica e sostenibilità ambientale , musica per le mie orecchie. Temendo fosse una mia personale “simpatia per l’argomento” dettata dalla mia militanza ormai storica nella nautica minore ( la cosiddetta nautica popolare ) ho provato a controllare l’andamento dei voti, dei punteggi che hanno portato il pezzo di Corbò a primeggiare in questa sezione del premio Marincovich. Ebbene il 70% dei votanti gli ha conferito un punteggio elevato. In due giurati , con evidenti affinità elettive per la “nautica vera” gli abbiamo conferito un punteggio di 23 su 25. Un passaggio che mi ha particolarmente divertito , parlando di barche da porto in antitesi con le barche da diporto , è : … ben vengano quei professionisti che hanno molta più esperienza nel disegnare appartamenti e ville. Se non altro hanno il merito di introdurre concetti di spazio, luminosità di scenografia che al progettista del campo nautico potrebbero sfuggire… Questo si chiama tirare di fioretto …. Il quadro è completato e si conclude con riflessioni sul mutato e più maturo approccio alla nautica : … pubblico che evidentemente è sempre meno abbacinato dallo sfarzo dei sogni irrealizzabili e dalla straripante potenza dei motori insaziabili (che spesso sotto e quindi malamente utilizzati ndr ) , si sta avvicinando progressivamente ad una idea di barca che sente più vicina … Bravo Corbò , speriamo tutti davvero di rivivere in positivo gli anni ’70 della nautica.
Sezione Libri
Alessandra Sensini, membro del Comitato d’Onore, campionessa olimpica e mondiale di windsurf, responsabile tecnico della vela giovanile
del CONI consegna il piatto realizzato con i resti di carbonio del “Dimore” di Giorgio Zuccoli (scomparso nel 2001), uno dei migliori velisti dell’ultima generazione che proprio con la “classe libera” Dimore stabilì nel 1993 il record delle 100 miglia del Garda in 6 ore e 5 minuti, tutt’ora imbattuto, offerto dal Circolo Velico Gargnano, organizzatore delle 100miglia del Garda. ad Aldo Caterino 2° classificato nella sezione “cultura del mare” – saggistica con il libro Italia Navigazione edito da Il Portolano. Un’opera completa sulle rotte dei Transatlantici. Le grandi navi che hanno fatto grande l’Italia nelle tratte transoceaniche sia per i viaggiatori di 1° classe con il lusso e il design che per quelli di 3°, gli emigranti in cerca di una vita migliore… Dal Nastro Azzurro del Rex al record del Dimore!
Legge la motivazione Claudio Nobis:
Con questo libro Aldo Caterino ha voluto rendere omaggio alla compagnia di bandiera italiana che ha contribuito
a diffondere la fama del nostro Paese in tutto il mondo lasciando un’eco che non si è ancora spenta sono le parole conclusive della biografia dell’autore scritte nel risvolto di copertina. Confesso di non averne saputo trovare di migliori per introdurre le mie motivazioni di voto a questo libro in cui Caterino riesce a dare alla meticolosa e impeccabile documentazione di 80 anni di storia della Società Italia una forte dose di emotività che si trasmette pagina dopo
pagina al lettore, credo di qualunque età. Decine di grandi navi famose e meno note, molte delle quali veri capolavori della cantieristica non solo italiana in progressiva evoluzione, diventano man mano protagoniste di altrettante storie splendide e tragiche che appassionano come un romanzo.
L’Ammiraglio Claudio Gaudiosi Sotto Capo di Stato Maggiore della Marina Militare consegna una maglia della catena della “Gorgona”, la
nave in attività di scorta alle imbarcazioni a vela della Marina Militare impegnate nella regata “Coppa del Rey” (agosto 2011 – Port Mahon Isola di Minorca) a Lilla Mariotti, 1° classificata nella sezione “cultura del mare” – saggistica con il libro Tristan da Cunha edito da Magenes. L’incredibile storia di un’isola vulcanica nell’emisfero sud dell’Oceano Atlantico e dei suoi abitanti.
Legge la motivazione Elisabetta Strckland:
Perché mai uno dovrebbe provare interesse per quello che avviene su una piccola isola brulla ed inospitale, sistemata in fondo all’Atlantico, tra l’Africa e il Sud America, vicino ai temibili quaranta ruggenti? Tristan da Cuhna, un’isola scoperta circa cinquecento anni fa, è uno degli insediamenti umani più remoti al mondo, non c’è neanche un porto dove attraccare, c’è solo un molo per le barche locali, le longboats. Eppure l’autrice del libro è riuscita a mettere insieme documenti e testimonianze che raccontano la suggestiva avventura umana dei suoi abitanti, i quali, nonostante il clima infelice, il
vento continuo, il grande isolamento, hanno avuto un attaccamento alla propria isola davvero unico, che neanche un’eruzione vulcanica nel 1961 e una conseguente fuga in Gran Bretagna sono riusciti a spegnere, lì sono tornati alla fine e lì continuano a vivere. Ed incredibilmente un pezzo del nostro paese ha influito sulla storia dell’isola, quando i marinai del brigantino Italia, che nel 1892 fece naufragio sull’isola per l’autocombustione del carbon fossile che trasportava, intrecciarono le loro vite a quelle dei locali, con bellissime storie di amore e di amicizia che sono arrivate fino ad oggi con i discendenti di due naufraghi camogliesi, Andrea Repetto e Gaetano Lavarello. Un’isola in cui tutti sanno fare tutto, in cui non si litiga ma ci si aiuta gli uni con gli altri, mentre le stagioni si susseguono scandite da nascite, matrimoni, cerimonie varie, in una fratellanza poetica che permea i giorni, i mesi e gli anni. Il lavoro di ricerca di documenti e materiale fotografico da parte dell’autrice è stato davvero encomiabile, ma colpisce soprattutto il garbo con cui è riuscita a riportare le vicende: si arriva alle ultime pagine sorpresi di non averla appresa prima la storia dell’isola Tristan da Cunha, ci sarebbe stata di esempio, al di là delle curiosità geografiche, per constatare per l’ ennesima volta l’inossidabile e rincuorante tenacia della razza umana.
Alessandro Rinaldi, responsabile del settore Vela d’altura del Circolo Canottieri Aniene di Roma e skipper, consegna il “guidone del Circolo” montato sul TP52 Aniene 1° Classe, campione Europeo ORC nel 2012 a Dario Alfonso Ricci, 2° classificato nella sezione “cultura del mare” – narrativa con il libro “la leggenda del faro” La Banccarella Editrice, dove, partendo da un faro realmente esistito, sulla costa tirrenica, nei pressi di Piombino, l’autore racconta la difficile vita di isolamento dei “guardiani del faro” ma anche i lavori di manutenzione, le notti stellate e le tempeste invernali. Un libro a tratti duro, a tratti romantico e sempre ben documentato.
Legge la motivazione Andrea Mancini:
Nell’immaginario comune il faro è quel luogo romantico e solitario custode ti tante leggende, in cui il mito si fonde con la vita reale delle persone che vi vivevano. Dario Alfonso Ricci nelle sue pagine della “Leggenda del faro”, narrando le vicende che si snodano per oltre un secolo, dei faristi e degli altri personaggi, intorno al leggendario faro di Capo Arrocco, descrive invece una storia dei fari e dei suoi uomini fatta di episodi veri o verosimili. La dura vita del farista isolato dal mondo, i suoi sentimenti e le sue passioni, i pericoli che doveva affrontare, diventano il sentiero su cui si snoda un racconto appassionante che dipinge una storia in cui il faro e l’uomo diventano entrambi entità viventi, ora in armonia ora in conflitto tra loro. Una storia forse meno mitica ma non per questo meno appassionante!
Francesco Longanesi Cattani di Prada consegna il “terminale in carbonio del buttafuori di Luna Rossa ITA 94” a Andrea Mura 1°
classificato nella sezione “cultura del mare” – narrativa con il libro “L’avventura, l’ignoto e la paura” edito da Mursia; ovvero come, per la prima volta un bravo velista italiano, con mezzi limitati e tanta volontà prepara Vento di Sardegna e vince la tostissima “Route du Rhum”, regata in solitario da Saint- Malo alla Guadalupe. Un libro autoironico pieno di passione.
Legge la motivazione Massimo Gregori:
Spaventa il titolo, che lascia pensare al solito autodafé del navigatore macerato dal desiderio inconscio di farsi del male,
di auto infliggersi le pene
dell’inferno per poi raccontarle urbi et orbi. Invece è un testo fresco, completo, simpatico ed a volte persino auto ironico. Imperdibili le descrizioni di pagina 49 (“… mi viene il mal di mare …”) o di pagina 63, dove in pochi minuti si perdono fantozzianamente l’elica ed il motore del tender. Il testo è accompagnato da diverse fotografie: in tutte Mura sorride e tutta la narrazione è come lui: sorridente. Un bellissimo libro, il resoconto di un’avventura di mare e dell’anima, condita con profumo di Sardegna, testardaggine ed orgoglio (cfr. pag. 109: “ … Luc è talmente ospitale da sembrare un sardo …”). C’è granito di Sardegna e sano nazionalismo da pagina 110 a pagina 124 c’è commozione alle pagine 133 e 134 … un bellissimo libro, un grande personaggio.
Alessandra Sensini per conto dello Yacht Club Italiano di Genova consegna il timone del 470 di Ilaria Paternoster e Benedetta di Salle, giovani campionesse e grandi promesse della squadra nazionale di Classe Olimpica a Emanuela Nava, 1° classificata nella sezione “cultura del mare Junior” con il libro “Il filo doro del mare” Edizione Piemme – Il battello a vapore.
Ritira il premio Chiara Bongiovanni che legge un messaggio della vincitrice.
Gentile Signora Marincovich, Gentili Giurati,
desidero ringraziarvi dal profondo del mio cuore marino per avermi onorata con il vostro Premio. Mi dispiace moltissimo non essere presente, ma il vento non era favorevole e non mi ha permesso di arrivare in tempo in porto. Ma potete essere certi che in questo momento vi sto pensando e ringrazio l’amica Chiara Bongiovanni che ritirerà il premio da parte mia.
Nel mio cuore spero sia una bussola, perché a volte è proprio quello che mi manca, ma
anche un timone, una cima o un bugliolo colmo di sale mi ricorderanno Caprera, la scuola d’iniziazione, le estati in barca vela. Soprattutto la prima notte, da Caprera a Genova, a vent’anni, quando il capitano si fidò di me e acconsentì che anch’io facessi il turno di notte da sola, sotto un cielo stellato e un orizzonte scuro dove in lontananza passava di tanto in tanto un traghetto… Grazie – Emanuela Nava
Legge la motivazione Patrizia Melani:
L’autrice fa riferimento a Chiara Vigo, che a Sant’Antioco è rimasta l’ultima tessitrice di bisso, e che nel racconto è la nonna Alba. Si riconosce l’isola ed un’atmosfera unica e magica del posto. Il libro è molto carino, ben scritto. La storia ha un facile scorrimento, comprensibile e formativo per i giovani lettori.
Premi Speciali
Alessandro Rinaldi, Vice Commodoro dello YCCS consegna la litografia realizzata per i 30 anni dalla prima partecipazione italiana all’America’s Cup con il 12m JI Azzurra, progettata dallo Studio Vallicelli a Luciano Làvadas, curatore della versione italiana dello splendido libro “Storia della Lous Vuitton Cup” Edizione l’Ippocampo. Azzurra e la LVC sono nate insieme nel 1983. Il nome Azzurra, dopo anni di silenzio rinasce sul TP52 dell’armatore Alberto Roemmers sempre con il guidone dello YCCS, inanellando vittorie e piazzamenti importanti in tutti i mari del mondo.
Legge la motivazione Patrizia Melani:
La LVC è stata un’idea geniale e necessaria per selezionare lo sfidante del detentore. E la sua storia è racchiusa in un libro magico che racconta gli ultimi 30 anni di Coppa America e della mia vita accanto a Carlo. Una scansione di appuntamenti in giro per il Mondo, vissuti per la maggior parte in prima persona. Mi sono imbattuta in questo libro girando fra gli stand “minori” del salone del Libro di Torino. Colpo di fulmine! Un libro con foto spettacolari presentate da un testo asciutto ed essenziale che racconta di regate e di carte bollate, di uomini ricchi e capricciosi che non sanno perdere, di imprese iniziate e mai finite e di successi a sorpresa. Il libro, scritto in francese da François Chevalier architetto navale e giornalista e da Bruno Troublé, grande velista, inventore e coordinatore della LVC, racconta anche con ironia i fasti e le delusioni di tanti personaggi noti e meno noti che in 30 anni hanno “giocato” con il mare per portare a casa la mitica “vecchia brocca”. Luciano ha saputo, con la sua traduzione puntuale e competente trasmettere le emozioni della vittoria.
Premio Speciale alla solidarietà in mare
L’Ammiraglio Claudio Gaudiosi Sotto Capo di Stato Maggiore della Marina Militare consegna una pagaia storica decorata ad arte dal
“maestro” Piergiorgio Baroldi, gentilmente messa a disposizione dalla Reale Società Cantieri Bucintoro di Venezia ad Attilio Bolzoni per i suoi puntuali e sofferti articoli da Lampedusa su La Repubblica. Ritira il premio Simona Casalini che legge un messaggio di Bolzoni.
Cara Patrizia, grazie a te e a tutti per questo riconoscimento che mi è particolarmente caro perché ricorda Carlo, uno di noi. Mi piace usare queste parole – “uno di noi” – pensando a lui e al suo garbo e alla sua generosità di uomo e di giornalista. Come sai, ho conosciuto Carlo quasi trent’anni fa, – direi per caso, nonostante lavorassimo da tanti anni nello stesso giornale – giù a Palermo per una vicenda sportiva che s’intrecciava con uno scandalo. Ho passato una settimana intera con lui, una settimana bellissima. Era così diverso da me e così lontano con i pensieri da quella Palermo cupa dove allora io vivevo – era il 1986 – che è riuscito a regalarmi una che mi ha accompagnato poi per molto tempo. Non penso di averglielo mai detto così esplicitamente ma sempre girandoci intorno con un po’ di pudore: glielo dico oggi che lo stiamo ricordando tutti insieme. Sono addolorato per non essere lì con voi, ma sono in viaggio verso il Messico dove per un mese girerò un documentario sul difficile mestiere del giornalista in quel Paese. Ti racconto questo non soltanto per giustificare la mia assenza, te lo racconto soprattutto perché da qualche anno sto cercando di sempre di più dentro il nostro lavoro, cercando di capire fino in fondo chi siamo, cosa facciamo, cosa diventeremo. Forse qualcosa l’ho già capita. E, al di là dei luoghi, del temperamento di ciascuno di noi, dello stile o della tecnica, delle idee, credo che un giornalista non può essere un buon giornalista senza passione. Come vedi, sto ancora parlando di Carlo. Vi mando un abbraccio a tutti Attilio Bolzoni
Legge la motivazione Patrizia Melani:
“Fa paura stare qui, in mezzo a questo mare. Fa troppa paura dopo lo scempio, il più grande, il più spaventoso che questa terra di mezzo ricordi da anni. Ma non c’è solo paura e non c’è solo qui, in fondo all’Italia. C’è vergogna nel mondo, c’è orrore. Così se n’è andata la notte, un’altra notte sul Mediterraneo. Le onde vomitano a riva quelle teste ricce che sembrano boe che galleggiano e intanto cercano, cercano ancora di tirarli su, i vivi e i morti…”
E’ leggendo questo articolo di Attilio Bolzoni del 4 ottobre del 2013 che mi è venuta la voglia di assegnare ad Attilio il premio speciale alla solidarietà in mare. Poi sono arrivati altri articoli che ci hanno fatto vivere la tragedia, con emozione e trasporto. Idealmente, questo Premio andrebbe condiviso con il Sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, con gli abitanti di Lampedusa e con La Marina. Avrei voluto accanto a me l’Ammiraglio Roberto Camerini, capo di Marisicilia e membro della Giuria del Premio che ha condiviso con me questa decisione ma la sua assenza è giustificata dalla situazione in quello spicchio di marre. Lampedusa non deve essere ricordata solo per i gommoni ed i morti in mare… Ma anche questa è cultura del mare, una cultura della quale avremmo fatto volentieri a meno.
Conclude la manifestazione l’Ammiraglio Claudio Gaudiosi, ricordando proprio l’impegno della Marina Militare in Sicilia e dando a tutti l’appuntamento alla 6° edizione del Premio giornalistico /letterario Carlo Marincovich.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!